PILLOLE DI PARENT TRAINING : abbattiamo i sensi di colpa!
Gli errori sono impossibili da evitare, ogni genitore lo sa bene. Quando però ci sono i figli di mezzo, ogni errore diventa una specie di punta acuminata che preme e fa male, è il senso di colpa, il dubbio di avere causato un danno e il timore che questo sia irreparabile. Così molte volte si è indulgenti in maniera eccessiva o rigidi in modo sordo, si cerca di proteggere i figli da tutto o quasi, ci si dibatte per cercare di essere genitori migliori e può accadere che alcune frasi, dette da altri genitori, da parenti, amici o dai figli stessi, facciano trasparire lo spauracchio dello sbaglio, diventando in alcuni casi molto difficili da gestire.
Quando i figli hanno un problema, soprattutto se riguarda la loro salute emotiva, accade che i genitori si sentano in colpa. Cosa ho sbagliato? Cosa non ho capito? Cosa non ho fatto? Come potevo prevederlo? Domande-tarlo che rosicchiano e rosicchiano, facendo aumentare l’irritabilità, la tensione, il senso di smarrimento e la paura. Un circolo vizioso purtroppo.
Quindi l’invito è forse di autoassolversi sempre e comunque? La risposta è NO.
È importantissimo fare autocritica, mettersi in discussione, cercare di analizzare che tipo di messaggio inviamo con i nostri toni di voce, con le nostre espressioni facciali, con le posture che assumiamo, con le parole che diciamo, con i gesti che facciamo e con le azioni che poniamo in essere, ma un conto è fare autocritica, un altro è giudicarsi colpevoli senza appello e per questo condannarci senza pietà. Perciò facciamoci una domanda: a cosa serve VERAMENTE provare quel disagio che definiamo senso di colpa?
Probabilmente per la maggioranza serve a non rifare uno sbaglio. Il che è vero, ma solo fino ad un certo punto. In verità provare un senso di colpa serve principalmente ad individuare SE c’è un errore, definendo esattamente QUAL È e poi a RIPARARLO, ammesso che sia POSSIBILE.
Se ci pensiamo bene, quando si porgono o si ricevono scuse sincere è come se qualcosa di rotto venisse “incollato”, non si cancella l’accaduto, ma si interviene in modo da rimediare. Solo successivamente quell’esperienza diventa un monito, ovvero un dato di cui tenere conto per cercare di NON ripetere l’errore. Provare disagio, colpa per meglio dire, serve perciò ad agire e anche ad avere memoria emotiva di una cosa che NON vogliamo percepire nuovamente.
Come può servirci tutto questo nella relazione con i bambini, in particolare se muto selettivi, e non solo con i bambini?
L’utilità pratica di queste riflessioni si presenta in 3 modi.
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A lavorare seriamente su se stessi. Combattere (meglio se con un aiuto) le proprie ansie personali, nonché gli eventi bui della propria vita, corrisponde a toccare con mano il nostro dolore e imparare a chiamare per nome le emozioni che ci invadono. Questo vuol dire vivere in prima persona ciò che da genitori si chiede ai figli: ovvero affrontare la paura per imparare e gestirla.
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A non demonizzare l’errore. Se lo si considera parte naturale della crescita, strumento che serve a discernere cosa non funziona, allora l’ansia da prestazione viene mitigata, perché se non è poi una tragedia errare, allora affrontare il nuovo diventa ben più possibile.
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A prendere iniziative dirette a correggersi. Se errare non è più un delitto e provare senso di colpa serve ad attivarsi per porre rimedio allo sbaglio, allora è in potere di ciascuno trovare la maniera per farlo. Agire consapevolmente in questo modo rende ciascuno più solido di quanto fosse 5 minuti prima.
Per attuare ciò non servono le parole, serve l’esempio e se i genitori colgono l’opportunità insita nei propri sensi di colpa, avranno l’occasione di mostrare ai propri figli come agire per forgiare uno dei tanti mattoncini che può renderli forti.
Quindi cari genitori abbattiamo i sensi di colpa che assorbono energie e formulano sterili condanne e teniamoci pure tutto il resto, ci servirà per guidare i piccoli e i meno piccoli verso un posto chiamato fiducia in se stessi e negli altri.
Alla prossima “pillola”.
Dr.ssa Paola Ancarani
Parent trainer, Family Counselor e Referente A.I.Mu.Se. per la Calabria