PILLOLE di PARENT TRAINING: i Killer dell’autostima: l’inquisizione

PILLOLE di PARENT TRAINING: i Killer dell’autostima: l’inquisizione

di Dott.ssa Paola Ancarani

Autostima. Ecco una parola che risuona continuamente quando parliamo delle difficoltà di chi vive il mutismo selettivo, quindi proviamo a guardarla più da vicino. Cosa significa?

Autostima è la capacità di attribuire a se stessi un valore, perciò possedere un buon grado di autostima significa avere maturato la capacità di valutare correttamente (fare una stima) sia le nostre qualità, sia i nostri punti deboli, tenendo conto che esiste un ambiente sociale con il quale siamo in relazione, che proviamo emozioni, che abbiamo pensieri basati su convinzioni e che, non ultimo, viviamo un corpo che ci invia informazioni e sollecitazioni.

L’autostima è la colonna portante della nostra identità, quindi, per fare qualche esempio: una persona che si auto incensa non è qualcuno che ha una buona stima di sé, al contrario, i suoi parametri sono da rettificare esattamente come lo sono quelli di una persona che eccede in autocritica o di una persona che si denigra in via preventiva.

In altre parole: ci si autostima correttamente quando ci si giudica positivamente in qualità di esseri umani ed al tempo stesso si valutano i propri comportamenti conferendo loro il segno che effettivamente meritano, quindi anche negativo, ma senza che ciò comporti una destabilizzazione del nostro intero essere. Il nocciolo della questione sta dunque tutta nel distinguere ciò che siamo da ciò che facciamo.

I killer dell’autostima deformano e distruggono proprio la capacità di fare questa distinzione, appare ovvio allora perché siano nemici da riconoscere e combattere.

Iniziamo oggi la caccia per stanare i 6 più spietati ed occupiamoci del N. 1: l’INQUISIZIONE.

Perché hai rotto il giocattolo? Perché non hai fatto i compiti? Perché hai picchiato tuo fratello? Perché non mangi? Perché non stai fermo? Perché non parli?…

I genitori vorrebbero capire e chiedono perché, ma i figli invece di rispondere si ritraggono, cercano scuse, inventano bugie, si arrabbiano, si bloccano. Per gli adulti queste NON sono risposte accettabili e quindi insistono, fino a quando non si innervosiscono a loro volta e la comunicazione si chiude. Ecco, il killer n.1 ha colpito.

Il primo killer dell’autostima è L’INQUISIZIONE.

Inquisire o incalzare chiedendo perché, NON funziona. Anche per i grandi spesso è difficile rispondere a domande che mirano a decodificare la ragione, ad esempio, di un comportamento impulsivo o autodifensivo, figuriamoci per un bambino o per un adolescente.

Davanti al perché i bambini, gli adolescenti e spesso anche gli adulti, maturano un senso di disagio, temono di essere criticati, di ricevere altre domande, di dire la cosa sbagliata, di non sapersi spiegare, di peggiorare le cose; inquisire indebolisce l’autostima e castra la possibilità di diventare consapevoli del proprio modo di agire e reagire.

Che fare allora?

Un primo rimedio pratico contro l’inquisizione è sostituire il “perché” con il “cosa”. Cosa è successo prima che il giocattolo si rompesse? Cosa ti ha impedito di fare i compiti? Cosa ti ha fatto così arrabbiare con tuo fratello? Cosa ti impedisce di mangiare? Cosa ti fa muovere tanto? Cosa ti blocca la voce?

Insomma l’obiettivo è rivolgere ai figli interrogativi che aprono (frasi-invito) anziché chiudere (frasi-rifiuto) e poi tacere, per lasciare spazio all’ascolto di tutto ciò che, pian piano, loro riusciranno e vorranno dire, accettando che i loro tempi e silenzi potrebbero non coincidere con quelli che i genitori vorrebbero.

Quindi cari genitori fate un bel respiro e mettetevi in posizione di caccia, per allenarvi a scovare e sconfiggere killer n.1, fatelo fino alla prossima volta, quando ci occuperemo dei killer n. 2 e n. 3: che, lo sveliamo in anteprima sono: i giudizi e le parole a tutti i costi.

Alla prossima “pillola”.