La ragazza dagli occhi di ghiaccio

Chiamavano Marinella “la ragazza dagli occhi di ghiaccio”, forse perché il suo volto era inespressivo. Erano occhi che ipnotizzavano, occhi che dicevano tutto ciò che la sua bocca non riusciva a dire.
L’incomprensione era la cosa che la rendeva più triste. Quando non si sentiva capita, nella sua mente partivano mille domande che spesso non trovavano risposta.
“Perché sono così?”

“Perché nessuno mi capisce?”

“E’ colpa mia?”

Marinella odiava la scuola, era il luogo nel quale si sentiva più in trappola. Tanti ragazzi come lei, ma nessuno era in grado di capirla. Lei, d’altro canto, sembrava doversi fare carico dei problemi altrui. Spesso la sua ansia veniva sminuita e la sua difficoltà nel rapportarsi con i suoi coetanei era enorme. Andava molto più d’accordo con gli adulti, a volte. Con quelli della sua età sembrava non esserci un punto d’incontro, erano come due treni che viaggiavano su binari opposti. ”Perché se non capiscono me, io dovrei capire loro”? Marinella si rifiutava di comprendere che era solo l’età. A lei bastava poco, bastava che i suoi coetanei la  ignorassero e non le rivolgessero la parola per avere un crollo emotivo. Non c’erano giustificazioni per tutti quegli atteggiamenti, i grandi invece riuscivano sempre a trovare una giustificazione a tutto, riuscivano sempre a perdonare quei piccoli atti di egoismo. ”E’ l’età tesoro, non puoi farci niente”.
”Loro mi trattano male e io dovrei accettarlo”? Infatti non accettava e, più le persone adulte le ripetevano ciò, più lei trovava un buon motivo per non accettare tutto quel male. Forse avrebbe dovuto iniziare anche lei a pensare un pò di più a se stessa.

Marinella si sentiva la ragazza sbagliata nel posto sbagliato. Si arrabbiava. Era arrabbiata con il mondo e sembrava non esserci alcuna soluzione.
Un giorno però, proprio quando per un attimo mollò la presa, quando smise di cercare e farsi domande, improvvisamente sentì la testa esplodere e capì che era arrivato il momento di rompere il silenzio. Capì che poteva farcela.
Così, gradualmente ricominciò a parlare.
Ora poteva finalmente esprimere i propri sentimenti. Ogni sua emozione poteva rivelarsi: la gioia e la tristezza, la rabbia e l’euforia… Erano stati d’animo che doveva imparare a controllare, invasa da un fiume di sentimenti che non si fermava, scorreva veloce come un fiume. Aveva ancora tanto da imparare,però quello che contava era avere iniziato e finalmente non c’era più bisogno che qualcuno sostituisse la sua voce.
Quante cose tenute dentro aveva da dire. Molte persone la vedevano diversa ma – si sa – la diversità sta negli occhi di chi guarda.
Il suo sogno era questo: far comprendere agli altri che dietro a quel muro di silenzio c’è un mondo che vorrebbe uscire, che insieme si può andare oltre, l’importante è non lasciare questi ragazzi speciali soli.

Le parole chiave sono “stare insieme” e “forza” perché è la forza la chiave di questa storia e di tante altre storie che raccontano di mutismo selettivo.

Il coraggio arriva in modo spontaneo, in un momento in cui neanche tu te ne accorgi e proprio nei momenti in cui non cerchi nulla, in quei momenti in cui vorresti gridare “basta!” ecco, lì nasce il cambiamento.
Io e Marinella abbiamo ormai letteralmente buttato giù quel muro ma quanti calci e pugni ci sono voluti prima di riuscire a sfondarlo! È così, le cose belle accadono quando meno ce lo aspettiamo ma è importante anche avere accanto delle persone che ti sostengono sempre. Bisogna prima arrivare al cosiddetto “punto di non ritorno” per poi sentirti libera e poter dire: “ce l’ho fatta!” E vi posso assicurare che quando superi una qualsiasi difficoltà ti senti per pochi istanti la persona più forte della terra, come vivere un giorno da leoni!

Maria Luciani.