GRUPPO GIOVANI. Quel che mi ha fatto bene, quel che mi ha fatto male. Testimonianza di Maria
Quel che mi ha fatto bene, quel che mi ha fatto male
Sicuramente essere messa in disparte nel periodo scolastico, non mi è stato molto d’aiuto. Nonc’erano molti adulti in grado di aiutarmi nei miei momenti di solitudine. E’ stato duro ritrovarsi a dover accettare che nessuno mi accettasse in quelle condizioni. Mi ponevo le mie domande. Avrei voluto che qualcuno mi accompagnasse per mano in questo mio percorso. Avrei voluto che qualcuno mi tranquillizzasse e mi desse conforto. Gli insegnanti non sapevano gestire la situazione. A me faceva male. Sentirmi sola, mi ha portato a non fidarmi degli altri. E’importante creare attività per far sentire i bambini muto selettivi i più inclusi possibile. Momenti di gioco, di inclusione. Servirebbe molto. Essere giudicata mi faceva stare male. Il fatto che tutti mi etichettavano come quella che non parlava mai, non lo accettavo. Mi faceva soffrire sapere che vedevano solo il silenzio. Che non riuscissero ad andare oltre quel muro. Un’altra cosa che mi faceva male era quando gli altri sminuivano il mio stato d’ansia. Faceva male come tutti prendessero la mia situazione quasi come fosse un gioco. Dicevano che mi lamentavo per nulla. Per me era faticoso vivere così. Anche in questo caso, mi chiudevo sempre di più. Cercavo di nascondere un dolore che sapevo che agli altri non sarebbe importato.
Gli altri non vedevano l’ora di sentirmi parlare. Si creavano sempre molte aspettative riguardo questa cosa. Avevo molta paura della loro reazione. A volte mi forzavano a far uscire le parole. Mi sentivo un po’ messa sotto torchio. Sono comportamenti da evitare. A nessuno farebbe piacere essere forzato a fare qualcosa che in quel momento non riesce a fare. Tutto si affronta a piccoli passi. Mi avrebbe fatto sentire al centro dell’attenzione esclamare davanti a tutti: “Brava! Hai parlato!’’
Un giorno in classe successe. Parlai. E la maestra mi abbracciò davanti all’intera classe. L’imbarazzo fu tale che come risposta a quella reazione, tornai nel più totale silenzio. Da lì in poi, non mi lasciai scappare una singola parola neanche per sbaglio.
Ci sono anche piccole cose che mi hanno aiutato. Ricordo che in terza superiore avevo un’amica. Era fantastica. Sapeva tirarmi su il morale. Mi infondeva coraggio, fiducia. Mi consolava quando ero un po’ triste o poco sicura di me. Questa fu una spinta. E grazie al suo modo di fare, riuscii ad uscire da quel tunnel che non mi sembrava avere fine. E’ importante essere di riferimento, infondere positività in questi casi. Questo mi ha aiutato molto.
Mi ha fatto bene frequentare anche un centro d’aggregazione giovanile. Era un ambiente molto stimolante dal punto di vista della socializzazione. Ho imparato ad aprirmi ancora di più. In un posto nuovo, in cui nessuno sapeva niente di me, è stato molto più facile.
E poi c’è la musica. La musica è un’ottima terapia. Ascoltarla mi aiuta a rilassarmi. Anche scrivere mi aiuta molto. Per me rappresenta un enorme punto di sfogo. Trovare i propri interessi, le proprie passioni può essere un ottimo metodo per calmare l’ansia.
Maria