L’incontro AIMUSE di Milano negli occhi di una ragazza ex MS

Mi sono seduta in penultima fila e chiacchiero, tra l’altro credo nemmeno a bassa voce. A 12 anni sono
abituata ad andare ai convegni sul mutismo selettivo… li so a memoria 😉
Adesso però mi accorgo di essere guardata dalla signora dietro di me… forse la disturbo perché, oltre a
parlare, non riesco a stare ferma e sto giocando con una specie di pasta colorata, tipo la sabbia statica che
mi serve per fare andare le mani e non sentirmi osservata.
Comunque, dicevo, guardo la Dott. Iacchia che, in fondo alla stanza mi sta guardando.
Lei sta parlando del mutismo selettivo e dice le cose che so già, ho ascoltato il suo intervento almeno sei
volte e so che ogni volta lei ci attacca dei pezzi nuovi per spiegare meglio, e mi piacciono i suoi esempi di
quando era al liceo o di quando incontra i bambini muto selettivi. Ma soprattutto quelli di quando incontra
le maestre e le prof che non riescono a capire.
Ce ne sono sempre troppo poche ai suoi incontri, lei dice cose utili che tutti dovrebbero imparare a
memoria, dovrebbe essere obbligatorio venire per ogni maestra e prof che ha un bambino muto selettivo in
classe.
Grazie a lei ho imparato una cosa importantissima: come si fanno i power point, e come si fa a presentarli.
Sembra una cavolata ma mi serve a scuola, sono quella che li sa fare meglio perché ho imparato tutto da
lei.
Comunque dicevo che parlo, anche mentre lei parla, e questo è positivo, credo che nessuno mi sgriderà,
anzi mi guardano come se fossero stupiti del fatto che io stia chiacchierando senza fermarmi mai. Ovvio che
quando mi fanno una domanda ancora sto zitta, ma se non mi guardano e non mi chiedono niente io riesco
a dire tante cose.
Magari vedermi parlare gli serve di più che le teorie e pensano di potercela fare, mi sembrano tutte così
preoccupate per i loro studenti: dovrebbero ridere di più insieme a loro, così parlare sarebbe più facile.
Anche la dottoressa dovrebbe dire di ridere di più e fare lezioni divertenti, fare che tutti siano contenti. A
volte, soprattutto alle medie ma anche alle elementari, la classe sembra una prigione e sono tutti tristi,
quelle urlano, sgridano: come fa un bambino muto selettivo a parlare?
La dott dice anche che oggi non ci parliamo più, che i nuovi mezzi di comunicazione come W App hanno
sostituito lo scritto con le parole. Ecco, questo non è proprio per niente vero, vorrei dirglielo davanti a tutti
ma non ho coraggio. Io e le ragazze Aimuse parliamo tanto su w app, ci mandiamo un sacco di audio
messaggi e grazie a questo gruppo abbiamo iniziato a parlare sempre di più, ci parliamo in ogni momento
della giornata, abbiamo fatto amicizia e anche se abitiamo distanti comunichiamo tutto il giorno.
Allora, mentre lei spiega alle maestre presenti cosa si deve fare e cosa no, io penso alle mie amiche che ora
parlano quasi tutte, e che purtroppo oggi non ci sono.
Un’altra cosa vorrei dire alla dottoressa, mentre sta spiegando. Che il problema grande sono le maestre e le
prof che non vengono agli incontri, quelle che si rifiutano di capire le cose, nemmeno se gliele spiegano
cento volte, anzi non ci credono. E’ per questo che oggi io sono seduta in ultima fila in classe, che mi
mettono sempre vicina ai casinisti invece che alla mia amica, che ho tante interrogazioni orali senza il
tempo di riposarmi tra una e l’altra. Ho fatto due presentazioni di power point in due giorni, in piedi davanti
a tutta la classe… un po’ ci sono riuscita e questo è bellissimo, ma che ansia! Meno male che c’è la Iacchia,
che con il suo iceberg delle paure e dei sensi di colpa, mi aiuta sempre, anche senza saperlo!!

(Mari)

Il testo si riferisce alla conferenza grautita MUTISMO SELETTIVO: il disturbo d’ansia che blocca la parola
organizzata Milano da A.I.Mu.Se in collaborazione con Percorsi Formativi o-6 in data venerdì 23 Marzo 2018