“Bambini silenziosi, alunni invisibili”

“Bambini silenziosi, alunni invisibili”

I bambini con MS spesso sono caratterizzati dal fatto che fanno di tutto per non essere notati, per restare nell’ombra e non attirare l’attenzione. Alle volte l’ansia arriva al punto di impedire loro di emettere lamenti se si fanno male o se hanno mal di pancia e c’è chi è bloccato fino al punto di non alzare la mano per chiedere di andare al bagno (con il verificarsi talvolta di “incidenti” che di conseguenza attirano attenzioni che aggiungono vergogna all’ansia). Potremmo dire che diventano “invisibili”, quasi a fondersi con lo sfondo.

Gli insegnanti conoscono bene queste dinamiche, si accorgono che ci sono bambini che sfuggono lo sguardo ogni volta che questo si posa su di loro. Il MS è così purtroppo, e nelle persone che lo vivono capita che anche la sola aspettativa che l’attenzione si sposti su di loro (come nel caso della scuola quando si fa la lettura a staffetta) sia sufficiente a farle irrigidire come statue.

I bambini con MS hanno imparato ad evitare tutte le situazioni che scatenano in loro ansia e panico, e questo avviene sia a casa che a scuola: ad esempio corrono in un’altra stanza se a casa arrivano parenti o amici di famiglia con cui non si sentono a loro agio, cercano di non avere il contatto visivo (i ragazzi più grandi lo fanno a volte facendosi crescere i capelli e la frangia o indossando felpe con cappuccio), si immobilizzano, proprio come quegli animali che per non essere attaccati si fingono morti (freezing).

Davanti a bambini e ragazzi che si comportano così, può accadere che gli insegnanti (spaventati dall’idea di poter fare danni o per incapacità di reggere il proprio disagio dinanzi a qualcuno che sembra ignorarli e rifiutarli) non li coinvolgano più attivamente e che, ad esempio, li saltino quando sarebbe il loro turno di leggere, che non gli si chieda di andare alla lavagna, che si smetta di rivolgere loro domande. Non di rado in classe (ma non solo) si parla agli altri compagni dei bambini e dei ragazzi silenziosi come se non fossero presenti o fossero sordi o non capissero ciò che si dice di loro, un comportamento che diventa un modello, per cui anche i compagni non proveranno più a coinvolgerli nei giochi, nelle attività e smetteranno anche solo di rivolgere loro la parola. Così il bambino con MS scivola lentamente nella zona d’ombra e finisce per diventare un bambino invisibile, trasparente sia agli occhi della maestra e sia a quelli dei coetanei. Il silenzio cancella le loro forme e i loro colori, li rende parte dell’arredamento, qualcosa che c’è nello spazio, come un banco o un muro, e chi parla con un banco o un muro?.

La realtà che si cela dietro a quel silenzio è invece molto diversa. L’evitare le situazioni che spaventano e fanno vergognare non significa affatto che questi bambini desiderino essere esclusi, messi da parte o evitati. Sono bambini scissi: una parte di loro desidera ardentemente rispondere alle domande, avere il coraggio di alzare la mano, giocare a palla nel cortile, partecipare alle attività, ridere forte e correre, ma un’altra parte di loro, quella ansiosa, li blocca, chiude le gole, immobilizza i piedi e le mani, fa abbassare gli occhi e serrare le labbra.

Tutto ciò che avviene si trova su una linea di confine, è lì che prendono forma le soluzioni, ma anche l’inasprimento dei problemi, perché gli insegnanti che non includono con dolce costanza i bambini con MS, di fatto consentiranno loro di restare al sicuro nella propria zona di comfort, ma allo stesso tempo li relegheranno in una bolla, dove le barriere si alzano sempre di più, cosa che renderà l’uscita e l’interazione con gli altri sempre più difficili. È così che i bambini silenziosi diventano anche invisibili, perdendo sempre più autostima ed aumentando il rischio di perpetuare una storia di esclusione ed isolamento anche nell’adolescenza e poi nell’età adulta.

Tutti gli insegnanti sono veicoli e carburanti per l’apertura (che inizialmente non deve essere necessariamente verbale), cosa che vale e funziona ancora di più se c’è una collaborazione attiva con la famiglia e lo specialista che segue il bambino. Gli insegnanti hanno dunque un grande potere, perché intervenendo in modo adeguato nelle primissime fasi in cui il MS si manifesta, possono davvero cambiare la vita dei loro piccoli alunni. Ricordiamoci sempre che si tratta di bimbi che hanno bisogno di più tempo e che occorre che imparino a gestire la loro ansia a piccoli passi, perciò vanno aiutati con pazienza, utilizzando le giuste strategie. Una di queste (suggerita dalla Dott.ssa Iacchia) può essere la seguente: quando è il momento della lettura in classe non saltiamo il bambino silenzioso, ma diciamo: “Ora è il turno di Marco, che leggerà il prossimo paragrafo, se Marco non se la sente ancora di leggere a voce alta, potrà farlo a mente”. Poi l’insegnante si assicurerà di lasciare al bambino un tempo adeguato, proprio come se stesse leggendo ad alta voce, e solo dopo passerà al compagno successivo. In tal modo anche l’alunno silenzioso sarà stato incluso nell’attività di classe, avrà sperimentato un’ansia gestibile e non avrà alcuna conseguenza negativa, perché non gli è stata richiesta alcuna prestazione verbale, né su essa viene fatta una valutazione.

Gli insegnanti dunque non devono schivare le situazioni che possono generare l’ansia nel bambino (anche loro a quel punto metterebbero in pratica una strategia di evitamento!), ma devono calibrare l’esposizione alle situazioni stressanti in modo graduale e sistematico, cioè ripetere le richieste fino a creare una routine prevedibile, che non genererà più ansia nel bambino, consentendogli di effettuare ulteriori passi in avanti nonché di consolidare quelli già fatti.

Importantissimo è crederci! Se gli insegnanti partono con la convinzione che i tentativi sono inutili, è sicuro che lo saranno. Vale però anche il viceversa. Quella che non deve mai mancare è la fiducia, anzi la certezza che il bambino ce la farà: irradiando fiducia anche i bambini ci crederanno e si predisporranno positivamente. Un’influenza di sorrisi, calore e positività che vogliamo diventi virale, proprio come qualcosa che ci cura, invece di farci ammalare.

Ricordiamoci che l’effetto di simili strategie e della fiducia è a valanga: le prime situazioni possono essere molto difficili e frustranti, ma perseverando i successi non tarderanno ad arrivare e dopo qualche tempo gli insegnanti che stanno leggendo questo breve articolo, potrebbero infittire le file dei loro colleghi che, seguendo la stessa strada, ad un certo punto si sono ritrovati mettere una nota sul registro proprio a quell’alunno silenzioso  “perché parla e disturba la lezione”. Ovviamente con somma gioia sua e dei genitori del bambino!

La Redazione