Quando il mutismo selettivo si protrae nell’età adulta
Il vostro bambino è diventato un adolescente, un giovane adulto e ancora non ha superato il MS?
Può capitare e purtroppo capita, per le ragioni più disparate.
A volte però, forse è necessario per noi genitori guardarci allo specchio e fare un po’ di autocritica. Quando affermiamo che il MS si risolve con la collaborazione tra specialisti, scuola e famiglia abbiamo mai preso in considerazione l’idea di essere noi genitori l’anello debole della squadra?
Non fraintendiamoci, essere l’anello debole non significa necessariamente aver sbagliato qualcosa, ma forse significa che il nostro metodo educativo, familiare, personale di approccio non è adatto al temperamento o al carattere di nostro figlio/a.
Riflettiamo: è possibile che nel corso di tutto il percorso scolastico e personale il vostro bambino1 abbia incontrato sempre e solo insegnanti incompetenti, insensibili, poco empatici o sempre e solo coetanei bulli o adulti tendenti alla discriminazione? Avete cambiato scuola ma, niente, siete stati perseguitati dalla stessa cattiva sorte? Avete cambiato tanti specialisti compresi quelli della rete Aimuse e non avete mai cavato un ragno dal buco?
Se le risposte a una o a tutte le domande precedenti è positiva, forse è possibile che sia necessario rivedere qualcosa nel modo di rapportarci al MS.
A volte noi genitori accompagniamo nostro figlio/a dallo specialista con l’idea di “farcelo aggiustare”; e per il solo fatto di pagare la parcella pretendiamo non solo che questo avvenga ma ci sentiamo anche in diritto di ottenere la “riparazione” entro un tot di tempo (di solito brevissimo). Se quel tempo per la nostra percezione è troppo lungo, allora il responso è immediato: lo specialista non è capace ed è da cambiare al più presto. Non “affidarsi” davvero, non crederci fino in fondo, rappresenta spesso un vero e proprio freno alla risoluzione del problema: il nostro bambino penserà che è proprio messo male se nessuno degli specialisti consultati è abbastanza bravo! Nel peregrinare da un professionista all’altro perderà fiducia e finirà col pensare di essere davvero un caso gravissimo: inaiutabile!
Altre volte, al contrario, continuiamo per anni a portare il bambino dallo specialista anche se a distanza di anni e anni di sedute non vediamo nessun cambiamento. In questo caso il solo fatto di portarlo da un professionista, di pagare la parcella ci fa sentire in pace con la coscienza: stiamo facendo quello ci si aspetta di noi.
Purtroppo con il MS non è così. Con i ragazzi con MS noi genitori siamo co-terapeuti fondamentali perché viviamo con loro la maggior parte del tempo e siamo determinanti tanto per la risoluzione del problema quanto per il suo perpetuarsi.
Anche il rapporto con la scuola può essere viziato. A volte siamo genitori “struzzo” che si voltano dall’altra parte, che decidono di ignorare il problema e di non credere a quello che gli insegnanti ci riferiscono. Altre volte ci aspettiamo che siano gli insegnanti ad attivarsi, magari non chiediamo mai un incontro con loro perché ci fa male sentirci dire che il nostro ragazzo/a non parla in classe, è isolato/a. Oppure al contrario siamo eccessivamente “interventisti” ci prodighiamo in suggerimenti e consigli, ci fiondiamo a scuola ogni volta che a nostro insindacabile parere i diritti dei nostri figli vengono lesi e finiamo per alimentare una critica continua degli insegnanti, del dirigente e di tutti gli operatori scolastici (facendoli sentire inadeguati!), atteggiamento che certamente non aiuta a creare quel clima sereno a scuola che è così indispensabile per nostro figlio.
Poi i bambini crescono, arrivano alla maturità (se non abbandonano prima il loro percorso) e da quel momento in poi non c’è più un motivo ritenuto abbastanza serio per pressare il giovane ad uscire dalla zona di comfort.
Ci sono genitori di giovani adulti che hanno mollato, hanno smesso di credere che il figlio possa superare le sue difficoltà “oramai…mio figlio è così e non ci possiamo fare niente”. Quindi si tirano i remi in barca, si evita di sprecare la fatica di stimolarlo a uscire.
Invece non bisogna mai smettere di lottare, di cercare una strada perché questi giovani hanno diritto di vivere in pienezza la loro età, hanno il diritto di avere amici, di divertirsi, di coltivare relazioni sentimentali. Hanno anche doveri: il dovere di lavorare o studiare e di dare il proprio contributo alla propria famiglia e alla società.
Al giorno d’oggi esistono davvero tante risorse in grado di aiutare le famiglie a superare il problema del MS e tuttavia continuiamo a sentire storie di ragazzi che dopo aver completato gli studi sono rimasti sepolti in casa, senza nessuna prospettiva di potersi creare una vita sociale o lavorativa e questo per noi è inaccettabile.
In redazione ci siamo interrogati a lungo sull’opportunità di pubblicare un articolo del genere, avevamo paura di urtare la sensibilità di qualche genitore o di alimentare sensi di colpa. Ma ci siamo detti che se ci sono verità scomode da ascoltare forse è meglio che questo avvenga per bocca di genitori come noi, che hanno fatto gli stessi errori, che hanno un vissuto simile e che hanno trovato la forza di cambiare loro stessi per ritrovare, insieme ai loro figli, l’uscita dal tunnel.
La Redazione
Note: 1 per bambino si intende sia bambino che bambina, sia ragazzo che ragazza senza alcuna differenza di genere