Uno sguardo sul mondo: report dalla Conferenza SMA

Uno sguardo sul mondo: report dalla Conferenza SMA

Il 2 e 3 Ottobre si è svolta l’annuale conferenza della Selective Mutism Association (SMA).

La SMA è un’organizzazione no profit con sede negli USA che ha come obiettivo quello di diffondere la conoscenza sul MS, formare e contribuire a sviluppare la ricerca in questo campo. È una grande comunità on line che raccoglie persone con MS o che lo hanno superato, genitori, insegnanti, specialisti, studenti.

Quest’anno Aimuse ha deciso di partecipare con l’obiettivo di condividere sul piano internazionale l’esperienza di successo della terapia residenziale, ovvero la nostra “vacanzina”.

Superando le barriere linguistiche, la Dott.ssa Emanuela Iacchia, il Dott. Michele Monticelli e la Dott.ssa Beatrice Cavallini hanno presentato l’intervento dal titolo: “Listening to Silence: The Residential Therapy Program for Selective Mutism Multi-Situational Treatment and the Residential Therapy Program for Selective Mutism”. Grande interesse è stato manifestato dal Dott. Steven Kurtz, ideatore del programma Brave Buddies, il primo esempio di trattamento intensivo del MS, da cui Aimuse ha preso spunto per ideare la “vacanzina”, sviluppando poi un proprio modus operandi originale.

La Conferenza ci ha dato l’opportunità di seguire gli interventi dei più autorevoli ricercatori e specialisti di tutto il mondo, aprendo una finestra sulle più recenti innovazioni e ricerche riguardo alla valutazione e al trattamento del MS. Scopo di questo articolo è di condividere con chi legge il contenuto della prima delle diverse relazioni presentate. Le altre relazioni avranno il loro spazio nei prossimi numeri della Newsletter Aimuse.

La relazione oggetto della nostro articolo è stata quella dal Titolo: “The long and winding path to emerging adulthood”

presentata da Anne Marie Albano, professoressa di psicologia clinica e psichiatria alla Columbia University, il focus del lavoro è stato incentrato su due punti:

1. Come l’ansia possa impattare fortemente sul percorso di sviluppo del bambino;

2. L’importanza del ruolo genitoriale nell’evoluzione dei bambini/ragazzi ansiosi verso l’età adulta.

Il modello presentato dalla Dottoressa Albano integra componenti nuove e componenti chiave della terapia cognitivo-comportamentale con i giovani, per delineare un intervento orientato ad affrontare la dipendenza che spesso si instaura tra il ragazzo e il suo caregiver, allo scopo di favorire la transizione dei ruoli e dei comportamenti che risultano necessari per fare sì che sviluppi maggiore indipendenza relazionale, affinché ciò possa tradursi in una sua migliore funzionalità relazionale nei contesti sociali.

Accompagnare i figli nel percorso di crescita non è semplice per nessun genitore: dalle ginocchia sbucciate ai conflitti con i compagni, alle ansie per l’ammissione all’Università, i genitori sono pronti a gestire le occasionali paure, le lacrime dei loro figli e gli ostacoli che naturalmente si presentano sul percorso, ma l’aspettativa è che col tempo e con l’esperienza i ragazzi imparino a gestire queste situazioni autonomamente. Purtroppo però molto spesso i genitori hanno difficoltà a discernere quali siano i comportamenti dovuti ad un’ansia “normale” e quando invece bisogna preoccuparsi e intervenire perché l’ansia è da intendersi atipica e problematica. La Dott.ssa Albano spiega che l’ansia può considerarsi tipica quando è ragionevole, gestibile, non bloccante e di durata limitata: ad esempio è normale che la si sperimenti quando ci si approccia ad una nuova esperienza (come partecipare ad una gita scolastica, dormire fuori casa per la prima volta, ecc), ma come detto per definirsi “sana” deve essere gestibile, con ciò si intende che il bambino/ragazzo si lascia rassicurare e accetta di affrontare la situazione, e deve essere non frenante, nel senso che è un’ansia che mobilita all’azione anziché congelare e bloccare ogni attività. Infine deve avere effetti limitati nel tempo.

L’ansia diventa invece problematica quando al contrario è eccessiva, incontrollabile, paralizzante e cronica: è in questi casi che il bambino/ragazzo mette in atto la strategia dell’evitamento. Se i bambini/ragazzi evitano una situazione difficile che provoca in loro ansia, nell’immediato si sentono meglio, perché il livello di stress scende, ma ciò che accade nel lungo periodo è un consolidamento delle emozioni negative e una perdita di abilità a risolvere i problemi. In altre parole – spiega la Dott.ssa Albano – l’evitamento mantiene l’ansia e interferisce nel percorso evolutivo del bambino, impedendogli nel lungo periodo di raggiungere le tappe di sviluppo tipiche dell’età, come le competenze  sociali e la capacità di affrontare e risolvere i problemi.

I genitori hanno un ruolo davvero importante nel processo di crescita dei loro figli e spesso si trovano di fronte al dilemma se incoraggiare la loro dipendenza o forzarne l’indipendenza. Per i giovani che soffrono di ansia, le attività quotidiane possono sembrare insormontabili e sfociano in un maggiore coinvolgimento dei genitori, per i quali la cosa  più difficile è vedere i figli in difficoltà, allora l’istinto naturale è soccorrerli, sostituirsi a loro, confortarli, proteggerli e anticiparne le reazioni negative dinanzi al fallimento, ipotizzando ciò che potrebbe andare male ed evitando a loro volta. È normale essere preoccupati, ma così facendo si cade nella trappola dell’iperprotezione e questo i genitori devono saperlo e devono affrontarlo, correggendo ciò che non è adeguato nel proprio modo di agire e rapportarsi ai figli.

Il modello sviluppato dalla Dott.ssa Albano è progettato per promuovere l’indipendenza dei ragazzi, combinando Terapia comportamentale e interventi che prevedono il coinvolgimento attivo dei genitori. I giovani che si affacciano all’età adulta devono imparare ad affrontare le sfide dell’ansia e il vivere quotidiano con un appropriato supporto dei loro genitori, motivo per cui i genitori devono imparare a guidare senza essere iperprotettivi o ipercontrollanti, devono prendere coscienza di quali sono le competenze che i giovani devono acquisire nelle varie fasi dello sviluppo, approcciarsi alle aree di conflitto con calma, ascoltando le frustrazioni e le paure degli adolescenti, che dovranno incoraggiare, comunicando loro le aspettative e collaborando per risolvere i problemi, senza però replicare schemi non funzionali che rinforzano comportamenti disadattavi e limitanti.

Per riuscire in questo intento così importante i genitori devono necessariamente imparare a riconoscere, condividere e prendersi cura anche del proprio stato emotivo, che è importante quanto quello dei loro figli, poiché sono speculari quindi, nel bene e nel male, utili a vedere ciò che va bene ed è da rinforzare e ciò che non va bene ed è da correggere. Appuntamento alla prossima Newsletter per una nuova relazione sulla Conferenza!