E-state insieme: l’importanza del gruppo – di Emanuela Iacchia

E-state insieme: l’importanza del gruppo – di Emanuela Iacchia

Quest’estate, con grande gioia e soddisfazione abbiamo riproposto la Terapia Residenziale Intensiva per la cura del Mutismo Selettivo.

Abbiamo attivato  la “Tendata”, dove hanno partecipato i bambini accompagnati dalle famiglie e  la “Vacanzina” dove abbiamo accolto gli adolescenti. 

I risultati, molto positivi per tutti i partecipanti, ci hanno dato la certezza che stare in gruppo, in un contesto giocoso e terapeutico aiuta a vincere le paure e ad aprirsi al verbale.

Ma perché il gruppo è così importante?

Se riflettiamo bene, gran parte dell’esperienza umana avviene in un contesto collettivo di gruppo e, come spiega il terapeuta statunitense Irvin Yalom, la nostra intera personalità è plasmata dalle relazioni significative che viviamo con gli altri. Stare in gruppo è un’esperienza fondamentale per esplorare in modo approfondito il nostro mondo relazionale e, la sua forza benefica, sta proprio nella reciprocità e nella possibilità di un confronto con molteplici punti di vista. Durante le esperienze residenziali  ognuno acquisisce una maggiore consapevolezza della propria modalità di relazione, fa un’ esperienza guidata delle proprie emozioni ed è invogliato verso l’apertura. Ecco allora che è il gruppo stesso, con le sue diversità e ricchezze, a diventare per ogni partecipante la base sicura che innesca elementi terapeutici di cambiamento.

La prima emozione che coinvolge tutti, appena si arriva in Tendata o in Vacanzina, è l’accoglienza non giudicante che porta da subito in ognuno un livello di benessere psicologico superiore. Inoltre, la presenza di chi ha già partecipato in precedenza all’esperienza, infonde serenità e fiducia insieme ad un piacevole senso di familiarità.

La condivisione continua di emozioni e sentimenti, fa scoprire, ai nuovi partecipanti, che dalla paura si può uscire e che le preoccupazioni, non appartengono solo ai nuovi arrivati, ma sono comuni anche a chi già ce l’ha fatta. 

La preparazione, la competenza e la sensibilità dell’equipe aiuta tutti a sentirsi subito in famiglia e allo stesso tempo stimola il raggiungimento delle finalità condivise e conosciute da tutti. Ecco allora che le dinamiche di aiuto reciproco che si creano tra tutti i partecipanti permettono di sperimentare in prima persona l’altruismo, un fattore terapeutico di grande potenza. All’interno di questo microcosmo, tutti i partecipanti, hanno la possibilità di chiedere aiuto, di sostenersi reciprocamente sperimentano i benefici che derivano dal dare e ricevere agli altri. L’equipe diventa modello solido, affettivo e, nella sua competenza  terapeutica, ”imperfetto” e stimolante. Tutto questo aiuta, già dal primo giorno a sollevare l’autostima a sviluppare meccanismi adattivi per affrontare problemi emotivi e interpersonali. Es il timore di sedersi a tavola o di relazionarsi con i compagni di camera.

In gruppo diventa più facile apprendere nuove tecniche di socializzazione perché gli altri fungono da specchio e, quel particolare senso di appartenenza, che si sviluppa all’interno di esso, è subito potenziato dallo svolgere attività insieme. E’ bello poter fare un tatuaggio o dipingere le magliette, con la piena possibilità  di esprimere liberamente le proprie  emozioni in un ambiente rassicurante, in cui tutti cooperano per il benessere proprio e degli altri.

 Naturalmente nessuno è obbligato a parlare, se non si sente pronto perché il gruppo non agisce solo a livello verbale, ma anche non verbale. Fin dalla mattina, attraverso il risveglio muscolare,  vi è un recupero della corporeità, dell’espressività essenziale ed utile per interagire con l’ambiente esterno.

Approccio questo importante per consentire ad ognuno di sperimentare un senso di sicurezza e serenità.

Con lo scorrere dei giorni tutti i partecipanti cominciano d’intravedere nuove modalità di “lettura” della realtà, più flessibili e meno paurose perché, nella Terapia Residenziale, il gruppo, prendendosi cura del vissuto individuale di ciascuno, amplia gli scenari precedentemente angusti e invoglia la ricerca di nuovi codici di accesso alla realtà che i partecipanti portano poi a casa, nel loro quotidiano.

Emanuela Iacchia – psicologa e psicoterapeuta, direttore del Comitato scientifico Aimuse.