A scuola si può anche giocare – di Emanuela Iacchia

A scuola si può anche giocare – di Emanuela Iacchia

In classe, il primo scoglio che gli insegnanti si trovano a dover affrontare, quando si parla dimMutismo selettivo, è di riuscire a differenziare se il loro alunno silenzioso è timido o c’è altro. Un alunno timido ha un’interazione con gli altri, riesce a chiedere di andare in bagno, risponde alle domande, può farlo con voce bassa, con fare impacciato, ma lo fa. Un bambino o un ragazzo con mutismo selettivo no. Nei casi meno severi può parlare nell’orecchio con qualche compagno, può proporre sussurri o risposte non verbali a qualche insegnante che pone domande chiuse, ma di fatto la sua prestazione comunicativa e didattica è bloccata. Si tratta di un blocco che gli impedisce di partecipare sia ad attività semplici, sia a condividere o segnalare un bisogno primario.

E se davvero in classe, nei primi anni della scuola Primaria, c’è un bambino che presenta un mutismo selettivo ecco alcuni giochi che possono coinvolgere tutti gli alunni  e favoriscono la parola spontanea pur senza richiederla. La vera sfida per gli insegnanti è mettere in campo le loro abilità creative, attraverso l’adozione e il potenziamento di giochi che si basino, all’inizio sul non verbale e poi sulla parola.

Un gioco divertente ed utile è quello delle marionette perché i bambini hanno una fantasia vivace e si lasciano coinvolgere facilmente. Alcuni possono così tanto immedesimarsi nel gioco, da vincere la paura, “prestare” la loro voce ai personaggi, lasciando che siano le marionette a parlare al loro posto.  Altri, che ancora non riescono ad emettere dei suoni, possono essere coinvolti affidando a loro dapprima una marionetta silenziosa, solo da muovere, poi un animale che fa dei versi e gradualmente un personaggio  che parla.              

Ma perché il gioco delle marionette può avere un ruolo privilegiato per i bambini momentaneamente silenziosi?

Perché nell’area del cervello di Broca, che è la regione della corteccia cerebrale nota per avere un ruolo chiave nella produzione e comprensione del linguaggio, si sovrappongono due importanti funzioni: la produzione del linguaggio e il controllo dei movimenti comunicativi di precisione in cui sono implicate le mani.  L’area di Broca ubbidisce a due necessità principali: da una parte serve alla produzione del linguaggio, dall’altra, serve a comprendere le azioni  comunicative svolte con le mani. La stretta relazione tra movimento delle mani e produzione del linguaggio offre nuove riflessioni: muovere le mani rende più facile l’utilizzo del linguaggio. Lo sanno bene i bravi oratori che gesticolano molto, mentre esprimono un concetto importante.  Detto in altri termini: L’uso delle mani e produzione del linguaggio possono essere stimolati dal gioco delle marionette.

Anche permettere agli alunni di portare a scuola dei giochi da tavolo per l’intervallo è un bel momento di condivisione: i bambini possono sperimentarsi in una sana competizione, divertirsi e aprirsi al verbale. Ci sono giochi di carte che invogliano i bambini a fare i versi degli animali, imitare dei gesti o dei suoni, tutto in un clima giocoso e rilassato.  Pure le scatole piene di mattoncini colorati piacciono molto perché permettono combinazioni infinite. Costruire qualcosa dal nulla è gratificante al di là del risultato e stimola l’autostima, base per essere pronti ad aprirsi al verbale. Inoltre, attraverso la manualità e la realizzazione di un’opera, il bambino dà libero sfogo alla creatività, esce da schemi rigidi e perde la paura del giudizio. 

All’aperto, infine, si possono organizzare svariate e divertenti attività di movimento. Se invece i bambini sono po’ titubanti nel gioco spontaneo, si può pensare di invogliarli a passeggiare a coppie in cortile e a raccogliere fiori e foglie per abbellire l’aula. Importante è che nessun bambino venga isolato e che al rientro dall’intervallo tutti si sentano più leggeri.

Emanuela Iacchia – psicologa e psicoterapeuta, direttore del Comitato scientifico Aimuse