La strategia del thè

La strategia del thè

È con grande soddisfazione professionale e umana che riporto e condivido l’esperienza che abbiamo vissuto con la nostra piccola S., con la sua famiglia e con l’associazione AIMUSE.

La nostra bambina, al rientro a scuola dopo la chiusura imposta dall’epidemia, ha smesso di comunicare verbalmente con gli insegnanti e, in loro presenza, anche con i compagni. Il suo mutismo le impediva di esprimere anche i bisogni più elementari oltre a rendere difficile, per gli insegnanti, l’osservazione e la valutazione delle sue competenze e delle abilità raggiunte. Il mutismo, che si presentava esclusivamente a scuola, si accompagnava con un evidente stato d’ansia che sembrava parzialmente dissolversi quando la piccola credeva di non essere vista o ascoltata dagli adulti.

Anche gli incontri con una psicologa non avevano portato a cambiamenti sostanziali e la bambina continuava, fortunatamente, ad avere comportamenti sani e adatti al di fuori del contesto scolastico.

Venute a conoscenza dell’associazione AIMUSE, abbiamo avuto un primo colloquio telefonico con l’associazione e, subito dopo, con una dottoressa specializzata nel disturbo. Durante questi colloqui ci sono stati dati consigli pratici e funzionali, come quello di utilizzare il buio per giochi che favorissero la comunicazione senza obbligare la bimba a sentire il peso dello sguardo altrui addosso. O, ancora, siamo state invitate a creare situazioni durante le quali fosse possibile comunicare e rispondere senza fare necessariamente ricorso alla voce. Fra le tante e utili indicazioni ricevute una è stata prontamente utilizzata: nel corso delle vacanze di Natale, essendo io l’insegnante che da più anni conosce la bimba e la famiglia, ho inviato a S. alcuni messaggi vocali raccontandole quello che facevo in quei giorni e chiedendo alla piccola di fare altrettanto. Il primo successo è stato ricevere messaggi vocali in cui S. parlava rivolgendosi direttamente a me e raccontandomi divertita le sue esperienze.

Al rientro a scuola è stato fatto un incontro online a cui, oltre a noi insegnanti, ha partecipato la mamma di S.

In questa occasione, molto partecipata anche a livello emotivo, ci sono state fornite nuove chiavi di lettura della situazione e ci è stato consigliato di spostare la nostra attenzione dal problema dell’ “assenza di parole ” a quello dell’ansia di cui il mutismo rappresenta evidentemente un sintomo.

Quando abbiamo domandato se avrebbe potuto risultare utile andare a trovare a casa la nostra piccola, la dottoressa ha assolutamente approvato la proposta.

Per questa ragione dopo pochi giorni mi sono recata a casa di S. In quel suo contesto di sicurezza la bimba non ha manifestato alcun problema: sono stata trascinata immediatamente in un felice vortice di parole, giochi e risate rimasti per anni in attesa di poter uscire.

La mattina seguente a scuola, dopo qualche ora del consueto silenzio, S. ha cominciato a parlare con me come aveva fatto il giorno precedente a casa sua. Mi ha coinvolto in un gioco limitandosi però a parlare esclusivamente con me e non con gli altri insegnanti.

La sera la nonna ci ha detto che la bambina aveva espresso il desiderio di avere a casa sua anche le altre insegnanti accompagnate dalla sottoscritta. E così è stato: sono nuovamente tornata a prendere il thè con un’altra collega lasciando a quest’ultima il ruolo di compagna di giochi mentre io chiacchieravo tranquillamente con la madre di S. Anche con questa maestra la bambina si è dimostrata assolutamente a suo agio, senza incontrare alcuna difficoltà nel comunicare e nel giocare insieme.

Nei giorni seguenti alla seconda visita S. ha cominciato a parlare liberamente con tutti gli insegnanti (siamo ben 9! ) e con i compagni.

A rischio di apparire stucchevole, posso dire che sentire S. parlare con noi insegnanti, chiamarci, rispondere alle nostre domande è stata un’emozione impagabile e inaspettata. Il cambiamento è stato così grande, repentino e inaspettato da lasciarci sorprese e commosse. Quella che abbiamo soprannominato “la strategia del thè” ci è costata veramente poco in termini di tempo e di energia ma ha portato alla soluzione di un problema che da due anni affliggeva una bimba e, di conseguenza, una famiglia intera.

Non possiamo che consigliare a chi si trovasse nella nostra stessa situazione di seguire i consigli delle esperte di AIMUSE,  di avere fiducia nei bambini e anche nelle nostre capacità di buttare giù muri che sembrano inattaccabili: a volte, basta il tempo di un thè.

Anna Antonia Mastino, insegnante