Buon anno con lenti nuove – di Emanuela Iacchia
Sta iniziando un nuovo anno, chissà come sarà per i nostri figli e chissà come sarà per noi. Ce lo stiamo augurando sereno e felice, come se questo dipendesse solo da un ipotetico destino, ma molto di ciò che ci accade dipende da noi.
Quante volte, nell’anno passato, ci sono passati nella testa dei pensieri tristi? Probabilmente molto spesso, considerando il momento attuale, le nostre stesse difficoltà e le preoccupazioni su cui tendiamo a rimuginare
“…Mia figlia ha 13 anni, come farà ad aprirsi? E’ inutile cercare soluzioni, tanto non si trova nulla”. “Mio figlio ha 16 anni non un amico che lo inviti ad uscire, non c’è nessuno che ci aiuta.” “Siamo una famiglia isolata e sfortunata”.
Questi pensieri, a volte sono così forti e contagiosi d’attrarne altri simili in un circolo vizioso che tende a confermarsi. E’ un meccanismo che la psicologia chiama profezia che si autodetermina: i pensieri, soprattutto se ripetuti con una certa intensità emotiva, diventano la realtà. Quello che pensiamo e sentiamo influenza il modo in cui percepiamo la realtà: la nostra attenzione seleziona, tra gli infiniti stimoli che riceviamo, proprio quelli più in sintonia con i nostri pensieri ed emozioni che, se sono negativi, influenzano la nostra giornata peggiorandola. Senza accorgerci, sulla base di questi stimoli noi agiamo in un certo modo, ricevendo come effetto una conferma delle nostre aspettative. Si crea quindi un circolo che si autoalimenta.
Questo non significa che non contino nulla i fattori esterni oggettivi, ad esempio la scuola che i nostri ragazzi frequentano, gli insegnanti, le attività sportive, ma significa che siamo noi a decidere, nella maggior parte dei casi, se lasciarci condizionare o meno da essi, farci schiacciare, arrabbiarci o trovare una soluzione positiva diversa.
A volte propongo ai genitori di dare più autonomia ai figli: Lo mandi a prendere il pane, a comperarsi il quaderno in cartoleria” e la risposta è: Non vuole farlo, la panettiera è burbera”, o peggio ancora: “E’ pericoloso per lei che non parla”. “Viviamo in una città difficile, come può aprirsi, lo fa solo al mare”.
l mondo ci appare in modo diverso a seconda delle lenti che indossiamo. Le lenti non sono solo quelle degli occhiali, ma in senso metaforico rappresentano i filtri con cui guardiamo il mondo. Fin dall’antichità i filosofi si facevano questa domanda: esiste davvero un mondo unico se ognuno di noi lo vede in modo diverso?
Un filosofo della Grecia antica, Epitteto, scriveva che non sono gli eventi in sé il fattore determinante, ma l’interpretazione che ne diamo.
Che in altre parole significa che ciò che accade nel mondo viene sempre rielaborato da chi lo percepisce, come se ogni volta che viviamo qualcosa, indossassimo delle lenti che ci fanno vivere quell’evento a modo nostro, in un modo unico, diverso da quello di tutti gli altri. La psicologia ci dice la stessa cosa.
Con quali occhiali stiamo guardando il Mutismo Selettivo? Con quali lenti guardiamo i nostri figli che crescono? Che filtri hanno i nostri occhiali davanti alle loro e nostre difficoltà?
E se provassimo ad indossarne un nuovo modello? Magari prendendolo in prestito dai libri che ci ispirano o, ancora meglio, dai professionisti che ce lo spiegano, dalle persone che dal Mutismo Selettivo ne sono uscite o lo stanno affrontando con coraggio? Dalle famiglie di Aimuse che riescono a vivere la vita con serenità e fiducia e che si danno da fare per ottenere dei risultati?
Il mio augurio per l’anno che sta iniziando è allora una sfida: proviamo ad indossare “lenti” diverse da quelle che indossiamo di solito, apriamo nuovi orizzonti per poter cogliere nuove sfumature in noi, nei nostri figli e anche negli insegnanti.
Buon anno!
Emanuela Iacchia – psicologa e psicoterapeuta, direttore del Comitato scientifico Aimuse