Io non sono il Mutismo Selettivo. HO UN NOME E UNA PERSONALITA’
Questo titolo è un invito a tutti coloro che vivono con bambini o ragazzi con mutismo selettivo a ridurre la propria ansia, la propria preoccupazione, sul fatto che essi non parlino.
E’ anche una richiesta di andare oltre il loro silenzio e vederli non per la difficoltà che vivono, ma per quello che sono: bambini, ragazzi, persone con un nome ben preciso, e non per il loro problema.
Proprio lavorando in aiuto ai bambini con mutismo selettivo, ho notato che nel momento in cui si guidano le persone intorno a loro – genitori, familiari, insegnanti, amici – a non vedere più i bambini come silenziosi, ma a prenderli in considerazione per le loro capacità, senza insistere nel farli parlare, questi bambini proveranno meno ansia e inizieranno a vivere serenamente, arrivando infine a liberarsi dal proprio blocco e a riuscire a comunicare ad alta voce.
Non è facile stare calmi e attendere che qualcosa cambi la situazione di blocco, ma questo è molto importante. La preoccupazione dei genitori, degli insegnanti e di tutti coloro che si trovano a contatto con un bambino con MS è: come farà a vivere nel mondo se non comunica?
Il bambino o il ragazzo con mutismo selettivo (o meglio situazionale, perché è in base alla situazione di ansia che vive che in alcuni contesti rimane bloccato) ha dentro di sé tanta voglia di esprimersi, ma non riesce a farlo. Se ha di fronte a sé qualcuno che valorizza la sua comunicazione non verbale, e che non ha alcuna aspettativa, ecco che in lui scatta la molla che lo fa sbloccare. Soprattutto se si sente lodato e gratificato per le sue potenzialità, per ciò che sa fare e non per quello che non riesce a fare in quel particolare momento della sua vita.
Quando si adotta questo comportamento, ecco che i bambini, i ragazzi, iniziano a rinascere, a sorridere alla vita, ad amare la scuola e ogni luogo che prima creava loro terrore e forte ansia. Di conseguenza ritornano a casa allegri, non delusi dal fatto che non sono riusciti a parlare, ma felici di essere visti per quello che sono.
Dal mutismo selettivo si esce, questo è ciò che devono far proprio tutti coloro che vivono intorno a questi soggetti.
Quando come specialista ho visto i genitori meno ansiosi, meno preoccupati del fatto che i bambini non parlavano a scuola, o insegnanti che riuscivano a comunicare con i bambini senza l’aspettativa della loro risposta verbale, ho notato che la parola è uscita con più facilità; ho visto la rinascita dei bambini, la gioia di riuscire ad allontanarsi da quel blocco che soffocava la loro gola, che rendeva la loro vita invivibile.
Genitori angosciati, delusi, mortificati, perché il loro figlio non riesce a fare quello che loro si aspettano, cioè PARLARE, riflettono il loro stato d’animo sui figli, conducendoli ancora di più alla chiusura e alla tristezza profonda di essere una delusione.
Quando, invece, un bambino vede un genitore, un fratello o sorella, un insegnante, un amico, che va oltre la sua difficoltà, ecco che l’ansia si abbassa, l’autostima emerge e tutto inizia ad illuminarsi: la via di uscita è arrivata.
Quello che serve è il tempo; saper attendere la rinascita di questi bambini, attendere la liberazione dalla loro ansia. Quello che dico sempre ai genitori che si affidano a me per aiutare i bambini è: non abbiate fretta, siate pazienti e non siate ansiosi; ogni cambiamento avviene a suo tempo e ogni persona ha il suo tempo di reazione.
Non esistono bacchette magiche, la vera magia è non vederli come bambini con mutismo selettivo. Una volta capito quale problema colpisce il proprio figlio o alunno, bisogna aiutarlo nel modo giusto e non assillarlo con questa etichetta, che per lui è odiosa e lo blocca più del non parlare a scuola, a casa e in altre situazioni che gli creano ansia.
I bambini, i ragazzi che ho di fronte sono meravigliosi; quando capiscono che non ti interessa che loro parlino con te, iniziano a seguire il percorso terapeutico con la voglia di riemergere, ed ecco che il momento tanto atteso arriva: si liberano del loro silenzio e iniziano a parlare con tutti. Finalmente hanno raggiunto la loro calma, hanno raggiunto forza e coraggio, hanno eliminato il mostro che era dentro di loro: l’ANSIA.
Lavorare con i bambini, ragazzi con mutismo situazionale, essere genitore, insegnante di questi meravigliosi soggetti, vuol dire andare oltre il loro silenzio; quando noi non abbiamo paura del loro silenzio, loro iniziano a vivere serenamente.
Cerchiamo di cogliere nel loro silenzio la forza per l’uscita. Voglio condividere una frase di un autore anonimo che ci ricorda che dobbiamo andare oltre le parole per capire chi vive nell’ansia di parlare:
Il silenzio è la forma più alta della parola; comprenderlo è la forma più alta dell’essere umano.
Daniela Lavermicocca – pedagogista clinica