Auguri e buoni propositi per essere felici – di Emanuela Iacchia
Siamo tutti motivati da qualcosa che desideriamo: chi da un traguardo lavorativo o scolastico, chi da una vacanza, chi da una festa. Qualsiasi sia il contenuto desiderato, impegnarci per ottenerlo ci motiva perché sentiamo che possederlo ci farà felici. Ma sarà vero? Cosa ci rende felici? Come possiamo coltivare la felicità?
Le neuroscienze ci aiutano a dare una risposta attraverso le ricerche sul funzionamento cerebrale in relazione alla felicità. Si sa che il nostro cervello si muove attraverso “schemi prestabiliti” e ogni nuova situazione che metta in discussione uno schema mentale consolidato, fa reagire il cervello come se si trattasse di una minaccia, attivando l’amigdala, sensibile ai pericoli, e innescando reazioni di attacco, fuga o congelamento. Questo meccanismo lo vediamo bene in chi soffre di mutismo selettivo. Il cervello ha bisogno di stabilità e ogni nuova informazione, che dapprima può essere vissuta come un pericolo, poi viene riconosciuta, elaborata e diventa naturale. Ecco perché le esperienze che aiutano ad aprirsi al linguaggio verbale vanno consolidate e ripetute più volte. Questa è una bellissima certezza che arriva dalle neuroscienze e riguarda il fatto che il nostro cervello è plastico! La neuroplasticità consiste nella capacità del cervello di modificare nel tempo la propria struttura in risposta all’esperienza. La struttura del nostro cervello può cambiare grazie all’esperienza attiva, rafforzando o permettendo la crescita di nuove connessioni neuronali che influenzano l’intero sistema. Mentre la paura ci blocca, esperienze ed emozioni come la gioia, l’amore, la gentilezza e la compassione, conducono velocemente ad uno stato di felicità.
Per portare grandi cambiamenti nella nostra vita, dobbiamo agire attraverso piccoli cambiamenti. “Un solo piccolo pensiero positivo al mattino può cambiare l’intera giornata” diceva Dalai Lama.
Secondo il neuro scienziato americano Alex Korb basta un rituale in 4 semplici pratiche per migliorare la propria vita ed essere felici, vediamole insieme.
La prima è chiedersi “Per quale motivo devo essere grato oggi?” Nel suo libro il professore Korb spiega come a volte sembra quasi che il nostro cervello non voglia essere felice. Può accadere, infatti che non ci sentiamo considerati, siamo tesi e agitati, ma per trovare delle soluzioni reali all’ansietà, occorre recuperare il sentimento della gratitudine, domandandoci: “Per quale motivo devo essere grato oggi?”. Essere grati a qualcuno stimola il cervello a concentrarsi sugli aspetti positivi, stimola delle reazioni biologiche e porta alla produzione di dopamina e serotonina, che sono i neurotrasmettitori del buonumore.
La seconda azione è dare un nome alle emozioni negative. Quando ci sentiamo a terra, spesso cerchiamo di nascondere a noi stessi e agli altri le ragioni del nostro malessere. Per migliorare la nostra condizione, Korb consiglia di dare un nome alle emozioni negative. Ciò richiede di attivare la corteccia prefrontale che riduce l’avanzamento del malessere nel sistema limbico. In sostanza, descrivere un’emozione in una o due parole aiuta a comprendere meglio il nostro stato d’animo e ridurre l’emozione stessa. Impariamo a conoscere e definire le nostre emozioni. Mi sento male? Che nome darei a questo “male”? Tristezza? Paura? Vergogna? Rimpianto? Le emozioni possono essere molte e vanno riconosciute.
A questo punto, eccoci pronti per la terza pratica indicata dal prof. Korb , cioè saper prendere una decisione. Le neuroscienze dimostrano che prendere una decisione riduce la preoccupazione, l’ansietà e aiuta a risolvere i problemi. Secondo Korb: “Prendere una decisione implica creare delle intenzioni e porsi degli obiettivi da raggiungere. Tutte queste attività fanno parte dello stesso circuito neurale e coinvolgono la corteccia prefrontale in un modo positivo. Prendere una decisione cambia la nostra percezione del mondo perché si trovano delle soluzioni ai problemi, calmando ansia e paura”. Non è sempre facile però decidersi, potrebbe subentrare un sentimento di perfezionismo ed essere alla continua ricerca della soluzione perfetta, ma prendere una decisione “ abbastanza buona”, non perfetta, può già andare bene.
L’ultimo consiglio e quello di non isolarsi, ma di cercare un contatto. La sensazione di sentirsi esclusi attiva nel cervello le aree del dolore, ma attraverso il contatto fisico, l’organismo rilascia ossitocina, un ormone importante, che può definirsi un vero e proprio “farmaco” del benessere poiché il suo sistema attiva le endorfine, riducendo il dolore. Se anche i contatti poco prolungati, come strette di mano e pacche sulle spalle possono bastare, pensiamo alla potenza di un abbraccio, di un sorriso o di una carezza. La relazione, all’interno di un gruppo, aumenta la performance emotiva dei partecipanti e il desiderio di stare insieme. Subito mi vengono in mente le nostre Vacanzine, dove tutti ritornano a casa più felici.
Tutto è interconnesso perché la gratitudine migliora la qualità del nostro sonno, la quale a sua volta riduce il dolore fisico e migliora l’umore. Ciò riduce l’ansia e ci rende più abili nel restare concentrati nel prendere decisioni e aumentare la gioia. E allora l’augurio per il prossimo anno è quello di essere felici, nonostante le avversità e le preoccupazioni, possiamo sempre trovare la strada per esserlo.
Emanuela Iacchia, Direttore Comitato Scientifico Aimuse