Un libro per parlare di psicoterapia ai bambini       di Paola Ancarani

Un libro per parlare di psicoterapia ai bambini di Paola Ancarani

Quando in famiglia si prospetta di presentare ai propri bambini una figura professionale come lo psicologo o lo psicoterapeuta, la domanda che i genitori pongono puntualmente è: cosa diciamo a nostro figlio/a? Si tratta di un cruccio tutt’altro che banale; infatti l’interrogativo porta con sé molte implicazioni e pertanto, al pari di un congegno delicato e prezioso,  va maneggiato con cura.

È del tutto comprensibile che chi svolge il difficilissimo compito del genitore senta di aver bisogno di un po’ di supporto, a maggior ragione se i propri figli vivono dei disagi o dei disturbi. Per questo occorrono informazioni chiare e rassicuranti, che facciano da base solida, così da muovere un primo passo sulla strada che, se seguita con fiducia e costanza, aiuterà tutta a famiglia ad uscire dal pantano dei dubbi, della sofferenza e della paura. Come sempre quando si parla di bambini (ma non solo), ci vengono in soccorso le favole. Narrazioni metaforiche capaci di dire cose di grandissima complessità in modo facile ed evocativo. Anche in questo caso ne abbiamo una ad hoc, costruita per spiegare ai piccoli la psicoterapia, per offrire loro, citando le parole dell’introduzione, <<una lettura del mondo circostante attraverso una lente che si può definire emotiva>>.

Perciò alla domanda: cosa diciamo a nostro figlio/a? la risposta è: leggetegli una storia. Quale? Il bosco di sottosasso (autori Augusto Altavilla ed Emanuela Iacchia, edizioni Del Faro, anno 2020).

Di cosa parla questa favola? Di giovani animaletti diversi che non riescono a spiccare il volo, a ululare, a giocare con gli altri, a saltare sulle foglie di uno stagno senza contare…. Parla quindi di ansie, blocchi, vergogna, paure; tutte condizioni che preoccupano i grandi e indeboliscono i piccini, alimentando uno stato di angoscia e indeterminatezza che fa vivere un piccolo bosco come se fosse una minacciosa giungla. Allora serve aiuto, ma per raggiungerlo bisogna muovere i propri passi in quella direzione, occorre spostarsi dalla propria tana ed esporsi. Per andare dove? Ma dalla libellula blu, che domande! Lei vive vicino al fiume e accoglie i grandi e i piccoli con un sorriso e un abbraccio. Da lei e con lei si può giocare, parlare, disegnare, ma anche stare fermi e in silenzio, si può ridere e si può piangere. Dalla libellula blu non ci sono giudizi, solo ascolto amorevole, e c’è uno spazio per tutti, per dare forma e voce a ciò che spaventa, immobilizza e che non di rado fa arrabbiare.

Ecco cos’è la psicoterapia: è un posto ed è una relazione, un connubio grazie al quale i piccoli mostrano il problema, i grandi imparano a tradurlo e, tutti insieme, scoprono di poter affrontare ogni ostacolo, superandolo, aggirandolo e certe volte mettendogli sopra un’asse di legno, facendo di un grosso sasso la base migliore per uno scivolo! Sì, perché la creatività è sempre presente, come un’assistente invisibile, che quando meno te l’aspetti ti fa il solletico.

Come concludere adesso? Beh, nulla di meglio delle parole degli autori del libro, che scrivono: <<Nel nostro caso, la favola permetterà di spiegare in un linguaggio comprensibile ai bambini il concetto di psicoterapia, dando loro l’occasione di immaginarla e sintonizzarsi con i personaggi, “immergendosi” emotivamente in una storia che racconta di cura. La relazione non è solo un elemento importante di questo nostro lavoro, ma ne è anche la cornice. La psicoterapia è una relazione, anche un libro può farne parte, fungendo da ponte tra i personaggi e il lettore, tra chi legge e chi ascolta, tra lo scrittore e il lettore. Questa favola si offre come strumento di sostegno e contemporaneamente come il pezzo di una relazione che speriamo vi arricchisca cosi come ha arricchito noi che l’abbiamo scritto>>.

Paola Ancarani