Mutismo situazionale             di Emanuela Iacchia

Mutismo situazionale di Emanuela Iacchia

Il mutismo selettivo è situazionale, cioè un bambino o un adolescente riuscirà ad aprirsi al verbale in funzione della situazione in cui si trova, e differenzierà il suo livello di comunicazione da una situazione all’altra in base all’ansia provata in quello specifico contesto. La dimostrazione più comune è quella del bambino che chiacchiera amabilmente con la mamma mentre si avvicina al cancello della scuola, ma appena varcato smette di parlare. La mamma è la stessa, cambia la situazione. Oppure e quella dell’adolescente che comunica e ride con gli amici mentre è seduto su una panchina al parco o sul divano di casa, ma diventa  completamente muto e rigido in aula con gli stessi compagni. Gli amici sono gli stessi, cambia la situazione.

I bambini e gli adolescenti con mutismo selettivo non  riescono a parlare nelle situazioni per loro ansiogene o nelle quali temono di deludere l’interlocutore. Un esempio è quello in cui non parlano in casa con il nonno, anche se  particolarmente caro, oppure non  riescono ad emettere suoni con la maestra in classe, anche se la reputano simpatica. Eppure sia all’uno che  all’altra mandano messaggi vocali, barzellette e risate attraverso il telefono.  Anche in questo caso è in gioco la situazione, che si tinge di imbarazzo e di vergogna.

Per comprendere ancor meglio questo stato di ansia e di vergogna, basti pensare a quei  bambini o a quei ragazzi che proprio non  riescono a parlare con le persone conosciute, ma lo fanno nelle situazioni nuove e con gli estranei.  In tali contesti nessuno li conosce, non susciteranno una reazione di stupore con il loro linguaggio, non proveranno e mostreranno  imbarazzo; anzi, si sentiranno protetti e poco agitati. Quando lo stato d’ansia diminuisce, ormai lo sappiamo, si aprono le porte al verbale.

Pensare al mutismo come situazionale ci porta ad abbandonare completamente l’idea che il sintomo abbia una valenza consapevole e determinata, legata alla volontà del soggetto. Il concetto di “rifiuto di parlare”  è sostituito da quello di “incapacità a farlo”.

E’ il contesto che deve essere preso in esame come fattore ansiogeno che influisce sull’ansia; è per tale motivo che l’intervento terapeutico verso chi soffre di mutismo selettivo può essere completo ed efficace solo attraverso una terapia situazionale, che porterà cambiamenti negli ambienti che i bambini o gli adolescenti frequentano. Senza sottovalutare le caratteristiche temperamentali ed ereditarie di ogni persona, si deve procedere apportando modifiche relazionali e comportamentali affinché si  possa stimolare in ogni situazione l’apertura. E’ la situazione, quindi, che fa variare la selezione che “ingabbia” chi soffre di mutismo e lo induce a parlare o a restare in silenzio. E’ la situazione che può permettere un cambiamento.

Tale considerazione è importante perché fa comprendere ancor di più quanto non sia da cercare un colpevole o una colpa per il silenzio, ma quanto sia  necessario porre molta attenzione alle situazioni. A casa serve cercare occasioni sempre nuove per far sperimentare il verbale ai figli, valorizzando gli sforzi, prima ancora del risultato. Non bisognerà corrompere, ricattare oppure  forzare un bambino o un adolescente a parlare, ma creare la situazione affinché riesca a farlo attraverso il gioco, il divertimento, creando un ambiente  leggero e gioioso.

In classe, ad esempio, attuare delle strategie per far sentire a proprio agio tutti  gli alunni, non solo quelli silenziosi, aver premura che ogni studente possa essere nella condizione di imparare in situazioni accoglienti senza paura e senza vergogna, perché queste emozioni, a volte, possono essere così intense da impedire ogni reazione e lasciare tracce significative, che influenzano a lungo i processi di pensiero.

I bambini e i ragazzi con mutismo vogliono parlare, interagire, comunicare; poter contare su persone che conoscono il loro problema fa la differenza.

Emanuela Iacchia