La mia vacanzina: legàmi oltre la distanza

La mia vacanzina: legàmi oltre la distanza

[…] Mio malgrado si arrivò presto all’ultimo giorno della vacanzina. Quando viene chiesto come si sta, normalmente si risponde “bene”, comunque vada, ma quel venerdì non riuscii a rispondere in tempo ed evitare di scoppiare in lacrime. Piansi a tal punto che, tramontato il sole, non ero più in grado di percepire se in effetti stessi piangendo o se avessi esaurito le lacrime. Non mi era mai capitato in passato di percepire malinconia prima ancora che un percorso giungesse al termine; ero convinta che tutti i rapporti, instaurati o che avrei voluto approfondire, sarebbero stati estirpati nell’immediato. Non capisco secondo quale ragionamento sia stata spinta a pensare ciò, forse credevo che con la fine del soggiorno residenziale sarebbero venuti a mancare anche i rapporti con gli altri. Avevo trascurato il fatto che in realtà tutti gli affetti che avevo creato erano basati sul presupposto della lontananza e che comunque si sarebbe potuto rimediare grazie a una mirata organizzazione.

La distanza non è senza dubbio d’aiuto, ma qualche giorno fa mi sono ricordata una citazione tratta da Nessun luogo è lontano di R. Bach: “Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?”

Perché considero le vacanzine una risorsa preziosa per uscire dal mutismo…

Per opera dell’associazione sono entrata in contatto con storie, chiaramente diverse dalla mia personale, grazie alle quali ho potuto analizzare la mia situazione e ho maturato fiducia, per merito di chi ne fosse uscito, di potercela fare a mia volta. Ero spaventata dall’esperienza; il momento peggiore è accaduto quando ho sperimentato il senso d’inadeguatezza, dovuto proprio al fatto che non sapessi cosa aspettarmi, ma in fondo mi sono ritrovata in un contesto in cui nessuno era lasciato a sé, o meglio, tutto l’ambiente era colmo di comprensione ed empatia. Oltre ciò, avvertivo timore per la separazione, anche se si può rimediare ai chilometri di distanza […]. È vero, a inizio autunno ho vacillato e creduto che non ce l’avrei mai fatta e talvolta lo penso ancora, eppure sono consapevole di poter contare e sentirmi stimolata, non solo da chi abbia già percorso alcuni passi prima di me, ma anche da chi mi segue nel percorso terapeutico, senza nulla togliere a tutti gli altri specialisti nei quali ho sempre riposto fiducia, rendendo la mia scelta ancora più ardua.

Non avrò mai occasione di ringraziare l’associazione, i suoi collaboratori e tutti i ragazzi che hanno partecipato insieme a me alle vacanzine.[…] Nutro la speranza che sia arrivato il messaggio che non si è i soli e gli unici a star combattendo contro il mutismo e che, per quanto all’apparenza irrealizzabile, si ha la capacità di uscirne ed esistono gli strumenti per rompere la barriera del proprio silenzio e dargli finalmente voce.

G.