Il mostro di fango – di Giuseppe Marino
Oggi vi racconto di quando sono stato quasi aggredito da un mostro di fango!
Beh, prima mi presento: sono Giuseppe Marino, sono uno psicoterapeuta e da qualche anno ho il piacere di collaborare con la squadra di Aimuse. Fu proprio in uno dei tanti appuntamenti con l’Associazione che incontrai, appunto, il mostro di fango.
Non ci credete? C’è invece poco da meravigliarsi! Nella professione dello psicologo fatti simili accadono spesso… sono quasi all’ordine del giorno, solo che in università non te lo insegnano. Non c’è mica il corso di “creature terrificanti” o di “mostruologia applicata”: impari tutto sul campo, quando il mostro ce l’hai davanti!
Capita davvero di frequente d’imbattersi in uno di questi prepotenti. Come sono fatti, mi chiederete voi?
Dunque, ce ne sono davvero tanti. Hanno forme diverse e sono di moltissime classi e altrettante specie. Alcuni sono scuri come la notte, altri possono somigliare ai libri di scuola; ci sono i mostriciattoli con mille occhi che sembra ti fissino tutti assieme, taluni pare vogliano ridere di te non appena apri la bocca! Tanti e diversi, insomma, con colori e ruggiti differenti, ma accomunati tutti da una cosa: in principio sono piccoli piccoli e poi – quasi senza accorgersene – diventano grandi, a volte come dinosauri! E di cosa si nutrono per diventare tanto grandi? Spesso della nostra paura e della nostra voglia di scappare via! Già, perché più scappi e più quelli diventano grossi e grassi e si avvicinano con un solo passo.
Qual è allora la formula per scacciarli?
Ebbene, quella volta – durante una passeggiata nel bosco – il piccolo Daniele doveva fare “una telefonata”. Io mi ero fermato ad aspettarlo. Era una delle prime vacanzine che facevo con la dott.ssa Emanuela Iacchia e il gruppo di Aimuse. L’equipe era formata da maghi esperti, stregoni e indovini con una grande esperienza, e io ero l’apprendista di turno. Mi avevano messo in guardia: “Giuseppe, lasciati andare: ricordati di giocare!”. Ma tu pensi sempre che siano quei consigli dati tanto per dire qualcosa; chi poteva sospettare che, proprio quel giorno, mi avrebbero salvato dal mostro!
Fu così che, aspetta due minuti, aspetta cinque, aspetta dieci, il piccolo Daniele non tornava più. Era stato catturato! Lo trovai (non senza una mia grande tremarella) lì, fermo in mezzo agli alberi. Nel ritornare aveva poggiato inavvertitamente il piedino dentro una pozzanghera di fango. Era finito nella trappola! Immobile(chi di noi non lo sarebbe?), catturato: si guardava la scarpetta e tremava. Il mostro era lì di fianco e sembrava dirgli: “Sei stato proprio un ingenuo: ora cosa dirai agli altri?”. Nel vedere la scena, di primo acchito corsi verso di lui: volevo salvarlo e tirarlo fuori da quel tunnel! Per fortuna mi fermai appena in tempo. Insomma, lì c’era un mostro: non potevo mica battermi a mani nude!? Presi la mia borraccia e la versai tutta a terra. Quando il suolo diventò tanto molle da formare una grande chiazza di pantano: ZUMP! Mi riempii di fango dalla testa ai piedi. Lo feci con coraggio – ma soprattutto con grande spensieratezza, senza riflettere su cosa avrebbero pensato gli altri o a quante lavatrici sarebbero servite per cacciarmi via tutta quella terra: mi imbrattai per bene come in un bel gioco, come quando da piccolo mi sporcavo fino alle orecchie – prima di pensare a cosa avrebbero detto a casa!
Quando arrivai da Daniele, come per incanto, mi uscì dalla bocca la formula magica: “Guarda te come sei fortunato, a me è capitata una pozzanghera molto più grande!”. Scoppiò una risata fortissima e tutt’a un tratto il mostro svanì! Ma non solo: Daniele aveva riso! Non aveva solo mosso i suoi occhietti vispi, non aveva allargato solo la boccuccia: aveva proprio riso di gusto! E ridevamo assieme, e scherzavamo e ci rincorrevamo ad acchiapparello, tutti sporchi di fango.
Quella che prima era una prigione per entrambi si era tramutata in una meravigliosa stanza dei giochi, libera come la creatività, flessibile come l’aria, grande come il mondo nuovo che ci aspettava: pronti per sconfiggere assieme il prossimo mostriciattolo, pronti per divertirci con il prossimo gioco!
Giuseppe Marino – psicologo psicoterapeuta della rete Aimuse.