Essere professionisti responsabili – di Emanuela Iacchia
La formazione e l’aggiornamento, uniti all’apertura verso il nuovo e al confronto tra professionisti, sono importanti in ogni campo lavorativo, ma per chi svolge una professione d’aiuto sono indispensabili e necessari. È molto più efficace uno specialista che non ha mai trattato un determinato disturbo che gli viene presentato, ma che, sapendo di non sapere, si informa, si mette in contatto con colleghi più esperti, chiede aiuto alle Associazioni specifiche, piuttosto che uno che crede di poter adattare il proprio approccio a tutto e a tutti, chiudendosi in un atteggiamento presuntuoso e critico.
Se poi nello specifico parliamo di mutismo selettivo, improvvisarsi esperti, senza avere una preparazione adeguata, non solo è sbagliato, ma potrebbe peggiorare la condizione di chi ne soffre e allungarne i tempi di risoluzione. Per essere professionisti responsabili ci vuole impegno, bisogna accettare i propri limiti e farne una risorsa per rafforzare la propria competenza.
Per intervenire efficacemente nel mutismo selettivo occorre avere una visione d’insieme ampia, saper lavorare in rete e conoscere gli ambienti della quotidianità di chi ne soffre. E’ fondamentale che il terapeuta sia in costante e collaborativo contatto con la famiglia e la scuola, nonché con eventuali altre figure che hanno in carico il bambino o il ragazzo. L’alleanza con la famiglia è indispensabile, i genitori trovano in essa lo spazio per parlare di sé e del figlio con le modalità che desiderano. Sanno di poter mettere nelle mani di un esperto la propria storia, la propria sofferenza, i propri dubbi e le proprie aspettative. Sentono di essere accolti e diventano non solo protagonisti della terapia, ma dei “coterapeuti “insieme al professionista per aiutarlo a vincere la paura.
Il terapeuta che si occupa di mutismo selettivo avrà un approccio multimodale, o ancor meglio multi situazionale, un intervento che procede in modo integrato nelle differenti situazioni di vita del suo paziente, non si irrigidisce all’interno in una unica scuola di pensiero, ma si arricchisce e si apre ad altri approcci. Il punto è che non si può, né si deve, restare ancorati rigidamente al proprio schema, perché per quanto esso possa essere efficace con un tipo di paziente, occorre sempre adattare l’intervento alla singola situazione.
È evidente che ciò che rende efficace l’intervento è la cooperazione tra specialisti, anche di orientamento differente o di diversa specialità: neuropsichiatra infantile, psicologo, psicomotricista, musicoterapeuta, logopedista, pet terapista, ogni intervento sarà pensato in funzione della storia del bambino o dell’adolescente, della sua età e delle sue peculiarità. Il terapeuta che opera con il mutismo selettivo deve saper lavorare anche fuori dal proprio studio, nella piena consapevolezza che la parola ottenuta tra quelle mura è l’inizio, e non la fine, del lavoro.
Ogni intervento, nella sua specificità, terrà conto di alcuni principi fondamentali che sono la base della terapia per il mutismo selettivo:
- Il primo è quello di creare una relazione terapeutica solida e autentica con tutti i protagonisti della terapia;
- Il secondo è quello di valorizzare il concetto di adulto imperfetto, facendone uno strumento di lavoro con il bambino e con ragazzo;
- Il terzo, ma non meno importante, è quello essere elastici e flessibili sia nel corso del trattamento sia all’interno delle singole sedute, non eccedere con le parole per colmare e coprire il silenzio, ma ascoltarlo.
La terapia non cancella le sfaccettature della personalità, ma permette ai piccoli e agli adolescenti di conoscerle, di sfruttarle e di indirizzarle verso l’apertura. MS significa “momentaneamente silenziosi”, non dobbiamo dimenticarlo. Il professionista restituisca voce al silenzio con competenza, capacità e preparazione.
Emanuela Iacchia – psicologa psicoterapeuta, direttore Comitato Scientifico Aimuse.