Il mutismo selettivo in emergenza sanitaria
Un evento inaspettato e traumatico potrebbe costringere un bambino, un ragazzo o un adulto con mutismo selettivo a ricorrere al servizio di emergenza 118, il che apre un ventaglio di problematiche a cui vale la pena dare rilevanza e, là dove possibile, risposta.
Innanzitutto occorre evidenziare che cosa caratterizza l’intervento nell’emergenza sanitaria: si tratta di una situazione che solitamente si affronta in modo pronto e repentino, lasciando poco spazio alla conversazione e allo spazio empatico, cose che sono sacrificate in favore della professionalità e dell’uso corretto e immediato degli strumenti di soccorso e dei protocolli specifici. Questo però va a cozzare con la sensibilità di chi vive il mutismo selettivo, che in pochi attimi, in seguito a un trauma o un evento di salute negativo e straordinario, si vede catapultare in un altro ambiente altamente ansiogeno e con figure professionali sconosciute (ambulanza, postazione di guardia medica o ospedale).
In ogni caso, e per qualunque individuo, comunicare pienamente la gravità del proprio dolore è essenziale al fine di fare una valutazione precisa del danno, che consenta di applicare nell’immediato la procedura d’azione più idonea, ma nel caso di persone che vivono la condizione del mutismo selettivo, questa comunicazione è un problema, e ciò va a complicare ancora di più l’azione di intervento da parte degli addetti al soccorso. Inoltre nelle situazioni di emergenza, l’ansia e la chiusura vengono accentuate, per cui, seppure i protocolli di primo soccorso prevedano che i minori (sia nell’usufruire dei mezzi di soccorso che nell’eventuale ospedalizzazione) possano essere accompagnati da un genitore o da un congiunto maggiorenne, quando si soffre di MS questa possibilità non sempre è garanzia di parola e serenità, cioè, non è detto che i bambini o i ragazzi riescano a fornire ai soccorritori i dati necessari per capire con esattezza la portata del problema. Nonostante ciò la presenza di un adulto è comunque sempre importante, per avere almeno la ricostruzione di un’anamnesi dettagliata, che possa condurre ad un quadro più attendibile possibile.
Queste sono le difficoltà, ma dipingere usando solo tinte scure non fa entrare alcuna luce, perché ciò avvenga occorre usare anche i colori chiari, quindi bisogna cercare soluzioni. Dobbiamo chiederci: come possiamo affrontare tali situazioni?
È un’utopia pensare (o sperare) che tutti gli operatori del comparto sanitario (soccorritori, infermieri, medici, OSS) possano conoscere il mutismo selettivo e sappiano applicare correttamente le strategie utili a gestirlo. È quindi indispensabile che la famiglia faccia da tramite, informando immediatamente il personale e cercando di capire se hanno o no conoscenza del problema. Ci sono poi alcune indicazioni che si possono adottare, alcune sono indicazioni generali e andrebbero tenute presenti sempre, altre invece possono essere “attivate” nei casi di MS più severo.
Nei casi più severi e in presenza di operatori che non conoscono il disturbo, si può chiedere apertamente di contattare il professionista che segue la famiglia, così che possa dare indicazioni precise per mettere più possibile a proprio agio il bambino/ragazzo, impostando con lui una comunicazione efficace anche in modalità non verbale, ma in tutti i casi, severi e non, serve che gli operatori che si trovano dinanzi ad un soggetto con MS affrontino fin da subito la situazione, spiegando con calma, passo per passo, tutti i movimenti che verranno attuati su di lui e la loro finalità. Ad esempio gli si potrebbe dire: “è necessario valutare i tuoi parametri vitali, per capire come possiamo aiutarti a risolvere questo disguido che si è creato. Quindi ora ti misureremo la pressione, la saturazione, la febbre etc. e questi che vedi sono gli strumenti che useremo per farlo”.
Lo stesso discorso è valido nei casi di trauma, dove sono necessarie operazioni di immobilizzazione e presìdi che lo consentano. Occorre spiegare al paziente con MS l’utilità e quale sia la finalità di ogni presidio usato, in questo modo gli si darà la possibilità di comprendere e di avere una parvenza di controllo sulla situazione. Di fatto con queste spiegazioni brevi, precise e soprattutto calme, si deve cercare di ridurre la sua paura e il timore suscitato da strumenti e pratiche che gli sono sconosciute.
Per quanto riguarda i bambini più piccoli, l’arma vincente è certamente quella di affrontare l’emergenza in modo ludico: ad esempio per fare una prima valutazione si può disegnare su un foglio una sagoma umana, chiedendo al bambino di indicare sul disegno dove gli fa male o in quale punto del corpo gli fa più male, magari completando il disegno con una scala di 10 pallini, prima piccoli e man mano più grandi, così da invitarlo ad indicare l’intensità del dolore, spiegandogli che il pallino più piccolo vuol dire che non sente alcun dolore e quello più grande che invece ne sente tantissimo. Per attuare queste due azioni è senz’altro un grande vantaggio l’aiuto e la presenza dei genitori o di figure familiari per lui.
Gli operatori più empatici e creativi possono anche approfittare della vasta scelta di strumenti presenti in loco, per inventare un qualunque gioco che consenta di creare l’empatia giusta, abbassare lo stato d’ansia del paziente e favorire un’interazione non verbale che conduca ad avere contezza del suo reale stato di disagio.
Ovviamente per i ragazzi più grandi questo tipo di approccio non è adeguato. In quest’ultimo caso si potrà procedere chiedendo di scrivere su un foglio le risposte ai quesiti formulati dai sanitari. Non bisogna mai scordare che l’obiettivo principale è farli sentire più possibile a proprio agio, creando un clima accogliente e “familiare”, ed è proprio sull’accoglienza e sulla prima interazione che bisognerebbe concentrarsi, cercando di creare fiducia e collaborazione, così da giungere, nel più breve tempo possibile, ad una valutazione reale del danno, in modo da agire tempestivamente e giungere alla risoluzione.
Potrebbe essere di aiuto preparare un foglio da avere con sé, come nell’esempio di seguito:
In qualunque emergenza, coniugare la professionalità con l’empatia, rimane sempre una strategia decisamente utile.
Donatella Pes