Adolescenti e mutismo selettivo – di Emanuela Iacchia
Adolescenza deriva dal verbo latino adolescere, che significa “maturare, crescere”, è un periodo in cui i bambini cominciano a crescere assomigliando sempre di più a degli adulti, ma non lo sono. Gli anni dell’adolescenza si configurano come quelli della sperimentazione di sé e, come scrive Havighurst, (1952), i compiti dell’adolescenza sono diversi e vanno dall’instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei di entrambi i sessi, fino a conseguire l’indipendenza emotiva dai genitori per raggiungere la sicurezza professionale ed economica. L’adolescenza infatti termina quando è ben chiaro chi si è, dove si vuole andare e quando si è pronti a costruire rapporti stabili e significativi.
Per chi soffre di mutismo selettivo tutto questo è molto più difficile. Non avere vissuto le fasi di passaggio che sono proprie della pre-adolescenza e poi dell’adolescenza, è causa d’insicurezza e sfiducia in se stessi e negli altri. Spesso i bambini con mutismo selettivo arrivano ai 12/13 anni con un’idea di sé limitata, motivo per cui a volte hanno un’età anagrafica diversa da quella esperienziale: mancano loro le competenze sociali di base. Il desiderio di essere felici ed indipendenti è grande, ma la paura di più. Molti si vergognano e nascondono le loro difficoltà ad aprirsi e parlare attraverso l’isolamento, altri evitano i coetanei, alcuni diventano “trasparenti” all’interno del gruppo, piuttosto che considerare l’idea di chiedere aiuto. Se protratto a lungo, il disturbo ha effetti debilitanti sulla vita e, più ci si avvicina all’età adulta, più si amplia il divario comunicativo con gli altri.
Come diciamo sempre è importante un intervento precoce, ma se questo non è stato possibile, è essenziale mettere in atto con gli adolescenti un intervento preciso e mirato per “allenare” le competenze sociali. Questo può avvenire mediante piccole, ma significative azioni, a patto che non si usino una volta ogni tanto o casualmente, ma si proceda con costante gradualità e progressiva complessità. Quando i ragazzi iniziano a riflettere sul fatto che le emozioni di paura e di vergogna che hanno sperimentato non devono essere generalizzate verso ogni ambiente, ma possono essere pensate in modo situazionale, cioè legate ad una particolare situazione, sarà più facile trovare in loro il coraggio per affrontarle e superarle.
Allenare allora le competenze sociali è fondamentaleper due ragioni:
- Per contrastare la memoria legata ai fallimenti del passato, governata da chiusura e da mancati successi d’interazione e di parola.
- Per avviare un circolo virtuoso, che conduce a potenziare le capacità conquistate e a incrementare la sensazione di essere competenti.
Accompagnare gli adolescenti con un intervento terapeutico è fondamentale perché crescendo i ragazzi diventano più introspettivi e capaci di pensare a loro stessi e a ciò che li riguarda. Questa evoluzione emotiva e cognitiva è una risorsa preziosa che può essere usata dai genitori, dagli insegnanti e dai terapeuti affinché tale energia motivazionale li guidi ad aprirsi e ad uscire dal mutismo selettivo. Le motivazioni, perché ciò avvenga, sono diverse da ragazzo a ragazzo, eccone alcune che possiamo invogliare in loro:
– Sviluppare una passione “speciale” (come la musica e la fotografia)
-Potenziare un talento o una propria abilità (esempio scrivere o dipingere )
-Fare parte di un gruppo
-Usare la competizione in modo costruttivo
– Lavorare sull’autonomia, non dipendere dagli altri
-Instaurare nuove relazioni di amicizia e affettive
“L’adolescenza è una fase di breve durata che, tuttavia, per la sua stessa intensità e unicità costituisce una delle esperienze più preziose della vita.” – (Fred Uhlman), non perdiamo questa importante opportunità.
Emanuela Iacchia – psicologa psicoterapeuta, direttore Comitato Scientifico Aimuse