Le maestre raccontano
Cinque anni fa ci è stata affidata una classe prima a tempo pieno di 18 bambini molto vivaci e chiacchieroni; solo B. stava sempre in silenzio e non giocava con i compagni, nei momenti liberi preferiva stare seduta a disegnare.
Quando aveva bisogno di qualcosa si alzava e ce lo diceva all’orecchio con un filo di voce. Quando le si rompeva la punta della matita, restava ferma con la matita a mezz’aria finché non le dicevamo di andare a temperarla. Quando non capiva qualcosa ci veniva vicino con il quaderno aperto e indicava con il dito che cosa non sapeva fare.
Un giorno si è fatta la pipì addosso. Dopo quell’evento abbiamo capito che la bambina non riusciva a chiedere di andare in bagno, e nei momenti in cui tutta la classe veniva portata ai servizi lei non li usava perché non sapeva come chiudere la porta e non aveva il coraggio di chiedere come si facesse.
Eravamo molto preoccupate.
Abbiamo convocato la mamma, che è rimasta stupita perché la bambina a casa chiacchierava tantissimo e le aveva detto che a scuola stava in silenzio perché noi maestre volevamo così. Riguardo alla scarsa capacità di socializzare con i pari, la mamma la giustificava dicendo che vivevano isolati e la famiglia stessa non amava i luoghi affollati e avere gente intorno, preferivano stare a casa e che le due sorelline giocassero tra loro.
La svolta è avvenuta quando una collega ci ha mandato l’invito ad un convegno organizzato da Aimuse sul mutismo selettivo. Lì abbiamo conosciuto l’associazione e la dottoressa Ilaria Ambrosino, che ci hanno aiutate tantissimo.
Abbiamo cominciato a seguire le loro indicazioni e a lavorare con la bambina su tre fronti: scuola, famiglia, esterno. In classe, soprattutto durante la ricreazione, abbiamo organizzato giochi in piccolo gruppo o letture di fiabe per coinvolgerla. La famiglia è stata messa in contatto con la dottoressa Ambrosino, che ha iniziato un percorso di accettazione per i genitori e riabilitazione per la bambina. Per cercare di sbloccare B. verso l’esterno, abbiamo contattato l’oratorio affinché gli animatori avessero un occhio di riguardo per questa famiglia (inviti personalizzati alla mamma, coinvolgimento delle figlie nelle attività di gruppo, ecc..). Infine, dato che B. aveva espresso il desiderio di fare la ballerina, siamo riuscite a farla iscrivere alla scuola di danza del paese e B. ha anche partecipato al saggio di fine anno, facendo un’ottima figura.
Non è stato facile, abbiamo incontrato molti ostacoli, ma fra alti e bassi e molta fatica da parte sua e nostra B. ha iniziato a parlare ad alta voce in classe, ad alzare la mano per chiedere la parola e ha partecipato, seppur con poche battute, alle recite scolastiche. A marzo dello scorso anno purtroppo siamo andati in lockdown; all’inizio è stato un disastro, B. non partecipava alla DAD, oppure lo faceva con microfono e telecamera spenta. Poi si è sbloccata e ha iniziato a interagire; scriveva anche in chat privata sia a noi maestre che ad alcune compagne.
Quest’anno siamo tornati a scuola in presenza; sicuramente il lockdown non l’ha aiutata, ma dopo tanta fatica adesso B. a livello scolastico riesce a cavarsela, partecipa, alza la mano, si fa interrogare. Il rapporto con i compagni è tutto da costruire, ma siamo fiduciose che alla fine B. ce la farà anche in questo. Siamo un po’ preoccupate per il passaggio alla scuola media, però B. ha già dimostrato di essere in grado di superare le sue paure, e parlando con i suoi futuri professori cercheremo di fare in modo che sia messa in condizione di dare il meglio di sé.
Gaia Oddone, Daniela Baschiera, Serena Sartori