Quando la bocca tace, gli occhi parlano
Proprio così, per qualche anno anche gli occhi di nostro figlio, dolci ed espressivi, hanno parlato per lui, cercando di colmare il silenzio.
Abbiamo scoperto il mutismo selettivo di Tommaso alla materna, al colloquio la maestra ci ha messo al corrente delle sue difficoltà nel comunicare e dell’esistenza del disturbo, fino a quel momento a noi sconosciuto. Abbiamo da subito capito che dovevamo fare qualcosa, intervenire e non aspettare, pensando che, con il tempo, ne sarebbe uscito. Nel 2015 è iniziato il percorso psicoterapeutico con la specialista, con costanza una volta alla settimana, un cammino a volte non facile soprattutto a causa della distanza, Jesolo – Padova andata e ritorno erano circa due ore di viaggio che, sommate alle 8 ore di scuola, si facevano decisamente sentire.
Per il viaggio, da noi ironicamente soprannominato “viaggio della speranza”, portavamo un cuscino per consentire a Tommaso di riposare almeno all’andata. Da lì a qualche mese, consultando il web, abbiamo scoperto l’esistenza di Aimuse, associazione che pian piano è entrata a far parte della nostra vita e della nostra famiglia, con Aimuse non ci siamo più sentiti soli. Partecipare per la prima volta ad un incontro organizzato dal referente regionale ci ha fatto conoscere nuove opportunità di intervento; tra queste la vacanzina terapeutica ad Armeno, occasione che nel 2017 non ci siamo fatti scappare. È stata un’esperienza bellissima, abbiamo condiviso con altre famiglie la paura, la gioia, ci siamo trovati a fine percorso uniti e più forti che mai e, grazie al supporto del team di specialisti, tutti noi siamo tornati a casa con un bagaglio pieno di speranza e ottimismo, con la certezza che prima o poi i nostri figli ce l’avrebbero fatta e ne sarebbero usciti. Tommaso ha iniziato progressivamente a parlare con compagni e coetanei, non con insegnanti e adulti. “Non riuscirò mai a parlare con le maestre, i miei compagni ci riescono perché sono forti e io non sono forte come loro”, questo è ciò che Tommaso ha pensato per anni. Con il tempo però il pensiero ha cambiato rotta tant’è che all’inizio della quinta elementare ci ha detto, con convinzione, che avrebbe iniziato a parlare con gli insegnanti all’inizio della secondaria di primo grado; passando quindi da un pensiero negativo, dal “sono un debole, non ce la farò mai!” ad un pensiero positivo “sono più forte, c’è la posso fare!” si è dato un obiettivo, ha fatto una promessa a sé stesso e a noi, promessa che ha mantenuto dal primo giorno di scuola. Ha iniziato infatti il nuovo percorso scolastico parlando, lasciando alle spalle il passato di bambino muto selettivo, ha risposto all’appello, parlato dei fratelli, del colore preferito e della sua squadra del cuore. Gli insegnanti dicono che non si percepisce minimamente la difficoltà avuta in passato, partecipa attivamente alle lezioni, alza la mano per intervenire, viene interrogato alla cattedra, esegue esercizi alla lavagna, espone la ricerca in powerpoint tranquillamente in classe.
Di strada ne abbiamo fatta tanta in questi sei anni, con alti e bassi, paure, incertezze, a volte perdendo la pazienza, la speranza, commettendo qualche errore, soprattutto all’inizio quando non sapevamo come comportarci e affrontare il problema.
Con la nostra storia desideriamo testimoniare che è possibile uscire dal mutismo selettivo. Sono stati determinanti la diagnosi precoce, il percorso psicoterapeutico, la collaborazione della scuola, il supporto di docenti e compagni di classe, l’amore e la comprensione dei fratelli Gianluca e Massimiliano.
Non è stato certo semplice, ma il lavoro di gruppo portato avanti negli anni con fiducia e costanza ci ha permesso di raggiungere il meritato traguardo.