Ricomincia la scuola e ripartono le attività sportive – di Emanuela Iacchia

Ricomincia la scuola e ripartono le attività sportive – di Emanuela Iacchia

Per tutti, ma specialmente per chi ha bisogno di aprirsi verso gli altri, è bene che possa frequentare un’attività sportiva. L’età più indicata per cominciare a praticare educazione fisica in modo regolare è intorno ai 4 o 5 anni, quando i piccoli sono fisicamente indipendenti e abbastanza sviluppati da riuscire ad acquisire le abilità richieste. È scientificamente provato che muoversi con costanza aiuta  bambini e ragazzi a mangiare meglio, ad ammalarsi meno, ad avere uno stile di vita più attivo e a migliorare la relazione con se stessi e con gli altri.

All’inizio lo sport deve essere sempre proposto sotto forma di gioco. Infatti, ai piccoli può procurare gradimento e soddisfazione solo se praticato senza particolare impegno, per svagarsi nelle ore di libertà. Stare in gruppo divertendosi, senza timore del giudizio, abbassa l’ansia e fa emergere il verbale. Mantenere un gruppo e un impegno costante crea una piacevole routine che invoglia ad aprirsi. Non bisogna scoraggiarsi se all’inizio il bambino farà fatica ad usare il verbale, l’obiettivo iniziale è quello di sperimentarsi in una situazione piacevole ed accogliente. Si chiederà al mister, all’allenatore o alla maestra di danza di avere un occhio di riguardo e il “giovane atleta” sarà coinvolto in tutte le attività del gruppo.

La prima fase dell’attività sarà puramente ludica: prevarranno il divertimento e la “multilateralità”, cioè la stimolazione di diverse abilità, come destrezza, scioltezza, equilibrio, coordinazione, velocità. Il passaggio dallo sport ludico a quello agonistico sarà in base al riscontro di oggettive qualità dei partecipanti, tenendo conto delle loro inclinazioni naturali, della  costituzione fisica, ma anche della  disponibilità individuale a un maggior impegno settimanale.

È più importante partecipare che vincere: è il messaggio che tutti i genitori dovrebbero trasmettere ai figli prima di scendere in campo per una partita o una corsa. Quando però lo sport non è solo un modo per mantenersi in salute e divertirsi, ma diventa competizione, con tanto di classifiche e trofei, come bisogna comportarsi? Come coltivare il talento? Come incoraggiare le ambizioni di un figlio e rendere la disciplina sportiva un importante strumento relazionale? Con un’adeguata educazione ai valori dello sport e la presenza di adulti che invoglino l’apertura, ma che non decidano per loro.  Vuole davvero fare la ballerina o il calciatore? Lasciamoli scegliere. Uno sbaglio a volte presente, seppur inconsapevole, dei genitori è quello di imporre ai figli i propri sogni di carriera non realizzati. Per chi soffre di mutismo selettivo già scegliere è un ottimo traguardo, assecondiamo il suo desiderio e invogliamolo a mettersi alla prova.

Fare sport agonistico significa impegnarsi in modo continuativo, stare in precise regole e finalizzare l’attività al raggiungimento di prestazioni sportive di elevato livello. Tutte le Federazioni sportive precisano, all’interno dei loro regolamenti, l’età d’ingresso richiesta.

In generale è bene sottolineare che fino a 8 anni andrebbe privilegiato il più possibile il gruppo, rimandando le prestazioni agonistiche individuali agli anni successivi. Il bambino, infatti, deve raggiungere una maturità cardiorespiratoria e muscoloscheletrica sufficiente a sostenere un impegno di una certa entità.

Se proporzionato all’età e alle abilità del bambino e preceduto da un corretto esercizio, praticare sport a livello competitivo non è dannoso per lo sviluppo psicofisico. Non fa, in effetti, che assecondare la loro indole naturale al confronto e alla sfida. Per chi soffre di mutismo selettivo potrebbe essere un modo per mettersi alla prova, dimostrare a se stessi e agli altri il proprio valore e aumentare l’autostima. E se si perde la gara? Saper gestire la sconfitta  rappresenta l’accettazione dei propri limiti, la capacità di tollerare le frustrazioni, il coraggio di rimboccarsi le maniche per ricominciare. 

Emanuela Iacchia – psicologa psicoterapeuta, direttore Comitato scentifico Aimuse