Le emozioni condizionano i nostri ricordi – di Emanuela Iacchia
Le neuroscienze ci insegnano che la nostra memoria è emozionale, cioè fortemente influenzata dalle emozioni e dalle sensazioni provate di fronte a una determinata situazione. Questo significa che ogni nostro ricordo è una personale ricostruzione di un’esperienza che a volte non risulta essere totalmente aderente alla realtà, ma molto risente da come l’abbiamo vissuta. La memoria è un meccanismo ricco e complesso. Grazie ad essa impariamo ad adattarci all’ambiente in cui viviamo, generiamo la nostra identità, impariamo, cresciamo e ci sviluppiamo. Attraverso la memoria noi possiamo archiviare e poi recuperare le informazioni che ci giungono attraverso le esperienze.
Il primo a essersi interessato allo studio della memoria è Hermann Ebbinghaus (Ebbinghaus, 1885), che si preoccupò di studiare e esporre quali fossero i meccanismi grazie ai quali memorizziamo. Altri studiosi iniziarono a concepire la memoria come un processo attivo di continua ricostruzione del passato in funzione delle esigenze del presente cioè studiarono come mai le nostre emozioni presenti, possono essere attivate dai ricordi dei giorni passati. Ad esempio un odore, una musica, delle situazioni ricordate in modo cosciente o inconscio, possono farci sentire sentimenti di gioia, contentezza, tristezza o tanta paura.
Tutto questo spiega per quale motivo il ricordo di momenti spiacevoli produce emozioni spiacevoli e, allo stesso modo, il richiamo di esperienze gradevoli stimola emozioni positive che servono per rapportarci con gli altri in modo sereno. Le esperienze emotive infatti formano il centro delle relazioni con il mondo e con le persone che incontriamo, siano familiari, amici o semplici conoscenti.
Il fatto che la nostra memoria sia altamente influenzata dalle emozioni si spiega a livello fisiologico attraverso l’amigdala che rilascia ormoni che innescano la cosiddetta reazione di attacco, fuga o congelamento.
Se nella preistoria gli ormoni rilasciati dall’amigdala — adrenalina, dopamina e noradrenalina — sono stati utili ai nostri antenati per fuggire o meno da un pericolo e apprendere nozioni utili per la propria sopravvivenza, oggi consentono al nostro cervello di determinare la valenza emozionale delle esperienze che viviamo quotidianamente informando l’ippocampo su quali ricordi conservare a lungo termine e quali no. In sintesi, l’amigdala giudica la valenza emozionale di ogni stimolo e l’ippocampo conserva il ricordo. Da che età avviene in noi questo processo così fantastico e arricchente? Fin dalla nascita, infatti la memoria emotiva matura proprio nei primi anni di vita.
E’ risaputo che essa immagazzina sensazioni prima ancora di avere la consapevolezza di star memorizzando: ad esempio un’esperienza di paura, in un bambino sensibile può non essere ricordata razionalmente, ma può condizionare i suoi comportamenti in quanto fissata nella memoria emotiva. Da tutto ciò, ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale prenderci cura delle emozioni dell’altro, in quanto la memoria emotiva, non dimentica affatto.
Chi soffre di mutismo selettivo, o meglio di mutismo situazionale, ha conservato nella propria memoria emotiva ricordi di ansia, oppure di paura, o di preoccupazioni legati a situazioni vissute o percepite come tali. Tali ricordi del passato condizionano il presente.
Ma se i ricordi delle esperienze vissute personalmente o sentite da altri, portano con sé emozioni di paura a tal punto da bloccare la parola, congelare il corpo e indurre all’evitamento, possono essere modificati? La risposta è “SI”.
Ciò è possibile attraverso la ristrutturazione cognitiva, una tecnica che permette di accedere ai pensieri disfunzionali e alle credenze erronee per modificarle a favore di uno stile di pensiero più funzionale e adattivo. Il bambino o il ragazzo che soffre di mutismo selettivo deve passare attraverso un’esperienza emozionale correttiva adatta a riparare l’influenza negativa di esperienze precedenti, tutto ciò attraverso situazioni emotivamente più favorevoli della vita quotidiana.
Emanuela Iacchia – psicologa e psicoterapeuta, direttore del Comitato scientifico Aimuse