I meccanismi dell’ansia – di Emanuela Iacchia

I meccanismi dell’ansia – di Emanuela Iacchia

Tutti noi abbiamo fatto i conti più di una volta con l’ansia che, se suddivisa in piccole dosi, è un valido impulso per avere la concentrazione giusta nelle diverse situazioni. Quando invece si attiva in maniera incontrollata, come sappiamo, può arrecare evitamento e chiusura.

Nell’ansia normale, lo stato di attivazione neuropsicologico è diretto verso uno stimolo ben conosciuto e reale, ad esempio un’interrogazione, un colloquio di lavoro o una visita medica. Tutte le risorse psicofisiologiche sono indirizzate e finalizzate a gestire la situazione reale e temuta.

Al contrario, quando l’ansia diventa patologica queste reazioni aumentano per intensità, frequenza e durata con una conseguente difficoltà ad affrontare il contesto. Nell’ansia patologica la minaccia è spesso relativa a situazioni o a eventi che vengono percepiti come minacciosi anche quando non lo sono. Ciò accade in seguito a un’elaborazione cognitiva erronea, che porta a valutare in modo impreciso le situazioni. I meccanismi dell’ansia sono il risultato di una reciproca e costante attività neuro-psicologica che avviene in modo molto veloce e quindi spesso risultano difficili da controllare.

Cosa accade nella mente di chi soffre d’ansia?

Il focus della persona ansiosa è concentrato sull’elemento di minaccia, che finisce per essere più grave e sproporzionato di come realmente si presenta. A spaventare “l’ansioso” è tutto ciò che è ignoto e sconosciuto al proprio sistema di conoscenze ed è differente dal proprio modo di leggere il mondo. A spaventarlo è tutto ciò che è incontrollabile e imprevedibile. La persona ansiosa quindi, attraverso il proprio sistema di credenze (tutto ciò che crede rispetto a sé, gli altri e il mondo), finirà per sovrastimare i pericoli, non avendo una visione chiara e lucida della realtà.  Schematizzando e cercando di andare sul pratico, pensando ai nostri bambini e ai nostri ragazzi silenziosi, quello che accade è più o meno questo:

Situazione: es. stare con gli altri e chiacchierare

Scopo: fare una bella figura ed essere accettato

Parte un pensiero disfunzionale negativo rispetto ad una previsione futura “ E se farò una brutta figura? Se non sarò all’altezza della situazione?”

Risposta emozionale: ansia

Risposta somatica: agitazione interna e congelamento esterno, tensione muscolare, aumento del battito cardiaco, blocco delle corde vocali.

Risposta Comportamentale: Evitamento e chiusura

Pensiero disfunzionale:  “Non ce la farò ad essere come gli altri, ho paura e vergogna insuperabili”

Ciò che determina il livello di ansia dunque è nel pensiero che viene utilizzato. Se di fronte ad una situazione la persona inizierà a pensare “Come farò a..? E se dovesse accadere che.. ? Oh mamma mia, non potrei sopportarlo…!” inevitabilmente inizierà a temere quella situazione e sicuramente proverà un’ansia pervasiva e limitante.

Quindi l’ansia scaturisce dai pensieri legati a determinate situazioni che vengono vissute come ansiogene,  sono sostenuti da credenze disfunzionali, ovvero dal modo di vedere il mondo, gli altri e se stessi. Se i nostri bambini o i nostri ragazzi hanno una rappresentazione di se stessi come inadeguati, fragili e incapaci, inevitabilmente affronteranno ogni situazione, che non sia familiare, con ansia pervasiva ed intensa. Ciò accade perché i circuiti neuronali implicati nella modulazione dell’ansia, come risposta ad un pericolo, sono dipendenti da molteplici variabili, quali le caratteristiche biologiche della persona, il suo temperamento, le pregresse esperienze, la contingente situazione emozionale. Detto questo, è evidente che il carico stressogeno di un evento risulta più correlato alla valutazione soggettiva di chi lo sta vivendo che alla realtà obiettiva dell’evento stesso. Chi soffre di mutismo selettivo ha bisogno di conoscere tali meccanismi legati all’ansia per poterli superare all’interno di un intervento multisituazionale che agisca nelle differenti situazioni di vita. Le emozioni non vanno allontanate, ma capite, accettate e finalizzate verso una crescita serena.

Emanuela Iacchia – psicologa e psicoterapeuta, direttore del Comitato scientifico Aimuse.