Se ne esce…eccome!
Ho pensato fosse importante condividere con tutti i genitori, che iniziano un percorso per il trattamento del MS, questa testimonianza che arriva da una famiglia che ha affrontato il percorso terapeutico verso il benessere della propria bimba.
“Siamo genitori di una bambina di 8 anni che ha sofferto di mutismo selettivo ed è riuscita a superare gli aspetti più critici da circa 2 anni. Siamo arrivati alla diagnosi alla fine del primo anno di materna perché avevamo notato un radicale cambiamento della bambina con l’inizio della scuola e casualmente avevamo indirettamente sentito parlare del mutismo selettivo.
Nostra figlia non riusciva a parlare agli adulti estranei alla famiglia, non parlava neanche a noi all’interno della scuola…magicamente ritornava ad essere allegra e gioiosa appena uscita dal cortile dell’edificio scolastico. Aveva difficoltà a socializzare con i bambini ma la difficoltà maggiore era la totale assenza di parola con gli adulti.
Il 28 giugno 2019 ci siamo rivolti ad una neuropsichiatra infantile che ha fatto la diagnosi di mutismo selettivo e parallelamente , via internet, abbiamo scoperto l’esistenza di AIMUSE e ci siamo rivolti ad una psicoterapeuta esperta di tale disturbo.
Abbiamo iniziato il percorso terapeutico in forma indiretta ed è stato fondamentale essere uniti come genitori, entrambi presenti agli incontri, attivi e molto uniti come coppia con l’obiettivo di uscirne quanto prima. Gli incontri periodici permettevano di riferire in via continuativa sulle problematiche in evoluzione e riuscivamo ad avere preziosi suggerimenti su come affrontare i momenti di maggiore difficoltà della bambina.
Inutile descrivere le numerose situazioni …:
- le feste di compleanno dei compagni erano un incubo perché la bambina non si staccava da noi ed aveva difficoltà a giocare con il gruppo;
- non parlava assolutamente con i nostri amici che avevano frequentato la famiglia,
- non parlava con gli zii, con una delle due nonne, con i commercianti del quartiere.
Per la nostra esperienza personale, oltre al necessario e costante intervento dello specialista, sono stati cruciali i seguenti aspetti:
- Imparare a non fare alcun tipo di pressione alla bambina, farle capire che potevamo esprimere le nostre sensazioni in tanti modi, oltre la parola….apparire noi stessi come modelli imperfetti e ironizzare sui difetti di noi genitori (ad es. la mia personale sbadataggine..);
- Aprire le porte di casa per aiutare la bambina a socializzare.
- Tutte le settimane, 1-2 volte invitavamo 1, poi 2 o tre bambine a giocare (per parecchio tempo a casa nostra, poi gradualmente noi a casa di altre bambine).
Noi stessi siamo diventati amici di tanti genitori….l’esempio effettivamente aiuta molto più di tanti discorsi.
Il gioco è stato e continua tuttora ad essere efficace per abbassare l’ansia , ad es. fare tante simulazioni sulle situazioni difficili per la bambina…. giocare al negoziante-acquirente, alla maestra-alunna oppure, in occasioni di preparativi per recite scolastiche, simulare tante volte lo spettacolo, ridicolizzando su alcuni aspetti….tanto per alleggerire la tensione, trovando aspetti divertenti. Oppure creare un rapporto di confidenza con la bambina, un momento nell’arco della giornata in cui si parla delle reciproche emozioni e paure.
Noi genitori raccontavamo in prima persona le nostre paure da bambini e da adulti, ci raccontavamo con le nostre fragilità e su come le affrontavamo…l’unione fa la forza e piano piano la bambina è riuscita ad aprirsi e ci racconta sempre quello che prova, le situazioni che le generano ansia, fortunatamente sempre meno.
Importante anche informare tutte le persone dei contesti sociali che frequentava la bambina (scuola, famiglia, amici) circa la necessità di non fare alcuna pressione sull’uso della parola, di non manifestare stupore ai primi tentativi di esposizione verbale e accogliere con naturalezza qualsiasi espressione alternativa alla parola.
L’ ”uscita” dal periodo più critico è stata apparentemente lenta, con alti e bassi, progressi e successive ricadute ma sempre con un trend crescente. Ci siamo abituati al fatto che, dopo un periodo di regressione, si presentava poi un grande balzo avanti.
Ad oggi possiamo dire che nostra figlia è una bambina solare, gioiosa e amante della compagnia dei coetanei. Già dall’inizio della scuola elementare è riuscita a parlare con tutti, insegnanti e bambini, al punto da non essere necessario il ricorso al PDP. Le recite scolastiche non sono più un problema per lei e si esprime con grande disinvoltura ed entusiasmo davanti a tutti.
Malgrado i tentativi falliti con alcune discipline sportive che aveva sperimentato nel suo periodo critico, si è appassionata al karate e lo scorso anno ha voluto spontaneamente e con grande successo provare una gara all’interno di un Palazzetto dello sport davanti a 2000 persone.
Riteniamo che senza il percorso terapeutico non sarebbe stato possibile ottenere questi risultati perché le situazioni di ansia che si presentano sono numerose ed è necessaria la giusta indicazione dei comportamenti più idonei per aiutare i nostri bambini.
Noi genitori facciamo inconsapevolmente tanti errori ed è al tempo stesso utile un supporto che possa mitigare la preoccupazione, far emergere il coraggio, la forza e la determinazione per affrontare e superare le problematiche poste dal mutismo selettivo
…ma se ne esce…eccome!”
Credo che gli spunti emersi siano tutti importanti e possano servire per incoraggiare chi ha appena iniziato il suo percorso.
Karin Vero, Psicologa – Psicoterapeuta rete Aimuse