Cinque riflessioni di metà anno scolastico di Emanuela Iacchia

Cinque riflessioni di metà anno scolastico di Emanuela Iacchia

Se dovessimo individuare i passi per uscire dal Mutismo Selettivo, se volessimo trovare le strategie utili per tutti coloro che desiderano accompagnare bambini e ragazzi a vincere il silenzio, cosa potremmo consigliare?

Quali sono i passaggi che si trovano nel Manuale “Momentaneamente Silenziosi” e che è importante riprendere in questo periodo dell’anno scolastico per rinforzare i progressi in atto o per aprire nuove strade? Quali sono i “gradini” che possono essere “saliti” per arrivare in cima e risolvere i problemi piccoli e grandi, della quotidianità e dei periodi di cambiamento? Vediamoli insieme.

Il primo gradino è quello di potenziare il non verbale, questo vale sia quando a casa si invitano gli amici dei nostri figli, sia a scuola o nello studio del terapeuta. In tutte le situazioni si potranno proporre prima attività di gioco che non includono la parola, divertenti giochi che facciano ridere, che valorizzino le abilità di ciascuno, che facciano sentire i bambini e i ragazzi competenti e che allontanino la paura di parlare. Si potranno inserire nella comunicazione mezzi alternativi come musica e movimento, pittura e disegni per avvicinarsi al verbale con rispetto, poco alla volta.

Il secondo gradino è potenziare i rinforzi positivi, ma non farlo in quel momento e in quella situazione in cui i nostri bambini o ragazzi sono con gli altri, è bene apprezzare i loro piccoli o grandi tentativi e progressi in separata sede e in un momento di tranquillità, non davanti a tutti.

I bambini e i ragazzi con MS sono dei grandissimi osservatori, sensibili a vibrazioni ed espressioni che noi potremmo non cogliere o che, erroneamente, pensiamo di nascondere. Così se noi per primi abbiamo dei dubbi sulle loro potenzialità loro lo sentiranno. Il terzo gradino è allora quello di dare a loro fiducia.

Il quarto gradino ci invoglia ad essere un esempio positivo per loro. Se li invogliamo ad aprirsi, ma siamo i primi a non farlo, non possiamo esserlo. I bambini e i ragazzi ci guardano e imparano da noi. Apprendono più da ciò che facciamo e da come lo facciamo, piuttosto che da quello che diciamo. Se noi a parole li invitiamo a socializzare, ma poi non chiacchieriamo volentieri con le persone nuove che conosciamo, loro seguiranno l’esempio di ritrosia ed inibizione che noi mettiamo in atto. Allo stesso modo, se noi non parliamo in famiglia, a scuola, durante la seduta di terapia, psicomotricità o musicoterapia, in modo caldo ed empatico, ma al contrario, siamo piuttosto sbrigativi nelle comunicazioni e/o siamo accusatori rispetto a ciò che non ci va, loro non seguiranno mai ciò che abbiamo detto di fare, ovvero resteranno chiusi, incerti su cosa vada detto e cosa no, impauriti all’idea di sbagliare.

Ecco allora che il quinto gradino è quello di non “fissarsi” sul Mutismo, perché è sbagliato leggere tutto secondo questa lente, imputando ogni cosa al disturbo, al contrario bisogna cercare di essere aperti, genuini, sinceri, affidabili e creare armonia con gli altri. I bambini e i ragazzi con MS devono potersi rispecchiare in occhi e volti che hanno fiducia nella vita in generale e nelle loro possibilità, nella loro forza, nelle loro competenze e nella loro vitalità, in altre parole, hanno bisogno di sapere che c’è chi crede in loro. Credere in loro significa potergli affidare dei compiti di responsabilità a casa, a scuola o in giro. Non escluderli a priori da attività ed esperienze solo perché si è sicuri che non parteciperanno attivamente o perché li si vuole proteggere da una messa alla prova, senza sostituirsi a loro, è esprimendo con sincerità che si vuole accompagnarli a vincere la paura, che li si aiuta ad uscire dal silenzio.

Emanuela Iacchia – psicologa e psicoterapeuta, direttore del Comitato scientifico Aimuse