Fuori dal labirinto! Una testimonianza dal seminario di Varese

Il seminario di Varese ha suscitato moltissimo interesse nei partecipanti e, proprio per questo, abbiamo pensato di chiedere ad alcune insegnanti e mamme di scriverci la loro testimonianza. Ne sono nati tre racconti che intrecciano il vissuto dei loro bambini all’evento, emozionano e ci fanno capire ancora di più quanto sia importante fare incontrare conoscenza, ascolto, collaborazione, passione e cuore.

 

Fuori dal labirinto!

Giorgia è una bambina di 4 anni. Frequenta la sezione della scuola dell’infanzia dove lavoro dallo scorso anno. Si è sempre dimostrata una bimba silenziosa attaccata alle gambe delle sue due maestre e timida, secondo il parere della mamma. La famiglia, molto cordiale e discreta, non è italiana e ha poche relazioni sociali.
Inizialmente il silenzio di Giorgia è passato inosservato perché altri bambini, problematici ed esuberanti, hanno impegnato le nostre giornate ma il suo atteggiamento ci ha sempre preoccupate, non riuscendo a capire come aiutarla. Comunicavamo con lei attraverso domande a cui poteva rispondere con un cenno del capo. La mamma ci riferiva che a casa la piccola raccontava tutto quello che faceva a scuola, cantava le canzoncine…
Quello che a noi colpiva maggiormente era il suo sguardo triste e il sorriso forzato. Il pomeriggio, quando i bambini si riposavano (i lettini vengono messi all’interno della sezione), lei si sdraiava sul materassino e non cambiava mai posizione e al risveglio si alzava dal lettino solo se la maestra glielo diceva.
La psicomotricista, presente per due mesi all’interno della scuola, ci aveva suggerito delle strategie (ogni parola che diceva riceveva una stellina e anche la mamma a casa l’avrebbe gratificata), ma dopo qualche settimana senza risultato, io e la mia collega abbiamo deciso di non continuare con questa strategia per non aumentare il senso di frustrazione di Giorgia.

Arriviamo a giugno 2016, e decidiamo con la mamma di affrontare il problema il successivo settembre: dovevamo trovare un modo per aiutare Giorgia.

Agli inizi del nuovo anno scolastico, noi maestre ci siamo sentite letteralmente avvolte dall’angoscia che Giorgia trasmetteva con il suo sguardo, provando un forte senso di impotenza. Probabilmente lei viveva le nostre stesse emozioni, amplificate in modo diverso. Avevamo capito, informandoci su internet, che non potevamo fare richieste dirette a Giorgia: il suo silenzio era probabilmente un problema d’ansia.
I compagni iniziavano a dire: “lei non parla”, anche se continuavano a coinvolgerla nei giochi, soprattutto in giardino, dove lei iniziava a chiamarli per nome.
Dopo una conversazione con la mamma, ripresentiamo al nostro dirigente la storia di Giorgia . Lui contatta la neuropsichiatra della Asl e per poter avere un appuntamento in tempi brevi, suggerisce di chiedere al pediatra un’impegnativa per un colloquio clinico.

Intanto Giorgia inizia a dirci delle paroline nell’orecchio, la inseriamo in un piccolo gruppo di bambini che stanno imparando l’italiano come elemento stimolante del gruppo (è una bimba molto capace), con un insegnante che lei non conosce, e in questa situazione inizia a bisbigliare.

A questo punto ci arriva l’invito al seminario di Aimuse a Varese. Aderiamo subito, anche perché non veniamo contattate dalla Asl e la necessità di non procedere per tentativi è molto forte!
Ogni parola del seminario sembrava rivolta a noi, ricostruivamo ogni aspetto di Giorgia, era come mettere insieme i pezzi di un puzzle e riuscire finalmente a capire l’immagine da ricostruire.

Il giorno dopo chiedo alla mamma di Giorgia di fermarsi per una chiacchierata, Giorgia è con lei. Racconto alla mamma del seminario, le consegno l’opuscolo dell’associazione e la invito a visitare il sito.

Poi, sapendo di essere ascoltata anche da Giorgia, in modo semplice, decidiamo insieme di non chiedere a Giorgia di esporsi verbalmente perchè sappiamo che lei ne è capace, ma proprio non riesce a farlo.
Le propongo invece di mandarmi un messaggio su whatsApp, ogni volta che la bambina vuole raccontare qualcosa ai suoi amici. Ci scambiamo i numeri e quando, domenica sera, mi ha inviato il suo primo messaggio vocale per raccontarmi l’arrivo del nonno, non potete immaginare l’emozione!!
Al suo rientro a scuola, le chiedo in modo riservato se le può far piacere far ascoltare il suo messaggio vocale agli amici. Lei acconsente. Spieghiamo ai compagni che Giorgia non se la sente di parlare davanti a tutti e così abbiamo pensato a questa modalità per ascoltare quello che lei ci vuole raccontare… I compagni sono stati molto contenti di sentire la sua voce… e ai loro commenti lei sorrideva contenta.

Per noi insegnanti l’incontro formativo è stato un’occasione di svolta: i contenuti e le esperienze trasmesse ci hanno dato la possibilità di arricchire la nostra professionalità con una consapevolezza rinnovata e rafforzata, da una lettura oggettiva degli aspetti, di quei bambini che maggiormente ci mettono in discussione. Abbiamo ripreso il nostro percorso educativo uscendo da un labirinto. Ora non procediamo più a tentoni, anche se siamo consapevoli che abbiamo ancora molta strada da fare e molte cose da imparare!!

Grazie Aimuse!!