La testimonianza di Franca, una mamma

Giulia è sempre stata una bambina molto “riservata”. Non le è mai piaciuto essere al centro dell’attenzione; al parco, al supermercato non dava confidenza alle persone che le domandavano “come ti chiami?” o semplicemente la salutavano.

Abbiamo sempre attribuito questi comportamenti alla sua timidezza, pensando che crescendo la cosa sarebbe passata da sola.

Accadevano però anche cose un po’ particolari, come ad esempio nel giorno del suo compleanno, sin dalla festa dei due anni, non ha mai voluto applausi, canzoncine, farsi fotografare e complimenti… quando però accadeva, perchè ignari della sua reazione, che una zia o la nonna accennasse ad un applauso lei scoppiava a piangere… per noi era una cosa inspiegabile, ma che, pensavamo, crescendo sarebbe passata.

Invece io notavo che crescendo, Giulia si “tratteneva” sempre di più in quella che per eccellenza è una caratteristica dei bambini, la spontaneità del dire le cose, come se filtrasse le frasi da dire in base alla reazione che avrebbe potuto provocare nell’adulto (risata, commento, ecc.).

Poi è arrivato il tempo della scuola dell’Infanzia… sapevamo che l’inserimento non sarebbe stato semplice, Giulia è stata sempre molto attaccata a me, ma a piccoli passi Giulia ha iniziato, più o meno volentieri, a frequentare la scuola.

Inizialmente non pensavo che lei non parlasse per niente a scuola, sicuramente sapevo che non sarebbe stata tra le più loquaci, ma neppure completamente silenziosa. Appena tornata a casa mi faceva il resoconto di quanto era successo durante la mattina a scuola, nei minimi dettagli, anche come era vestita la maestra… poi dopo qualche mese mi sono accorta che quando la andavo a prendere, fino a quando non eravamo in macchina evitava di rispondere alle mie domande, così ad una riunione chiesi alle maestre come era il comportamento di Giulia e mi confermarono quanto già sospettavo, Giulia trascorreva tutto il tempo senza dire una parola… ma sarà la timidezza, ci dicemmo… crescendo passerà….

Arrivammo così al secondo anno di scuola dell’infanzia, con una preparazione durante l’estate per convincerla a parlare a scuola, con promesse di regali se avesse parlato a scuola… ma tutti i nostri tentativi fallirono perchè Giulia non riusciva a parlare a scuola,non che non lo volesse, ma questo io ancora non lo avevo capito.

Arrivati a ridosso delle vacanze di Natale, una delle insegnanti mi disse che si era documentata sul comportamento di Giulia e secondo lei si poteva trattare di Mutismo Selettivo. Mi consigliò l’acquisto del libro “Comprendere il mutismo selettivo” e mi disse di consultarmi con qualcuno che ci potesse aiutare. Completamente ignari di quello che potesse essere il Mutismo Selettivo, io e mio marito facemmo qualche ricerca su internet trovando in effetti riscontro nel comportamento di Giulia… chiamai una conoscente, psicologa, spiegandole la situazione ma, sicuramente in buona fede, mi disse che la bambina era ancora piccola, di darle tempo, che crescendo sarebbe passato….

Scegliemmo di lasciar passare il tempo, ma ora io guardavo Giulia in maniera diversa, la tenevo d’occhio ancora di più, e mi rendevo conto che non poteva trattarsi di sola timidezza, ma c’era qualcos’altro… eravamo arrivati ad un punto che se incontravamo un compagno di asilo al parco o comunque al di fuori della scuola, diventava silenziosa anche con noi. Non avendo capito fino in fondo che Giulia non riusciva a parlare, spesso la forzavo, ma lei non ce la faceva.

Si concluse così un altro anno di scuola dell’infanzia, il nuovo anno avrebbe visto il trasferimento della scuola in un’altra struttura più grande e avrebbe visto l’inserimento del fratello. Durante l’estate altra lunga preparazione per convincerla a parlare.

L’inizio del nuovo anno scolastico non ci portò grandi risvolti, anzi Giulia soffriva per la sua “condizione”, non mangiava, a casa mi raccontava piangendo che lei avrebbe voluto parlare ma non ce la faceva…. allora supportata dalle meravigliose insegnanti decidemmo di iniziare un percorso di psicoterapia.

Chiesi consiglio al pediatra che ci indirizzò da una dottoressa di Cesena, e iniziammo le sedute, una volta alla settimana dove Giulia raccontava alla dottoressa (ha sempre parlato alla dottoressa) le sue avventure scolastiche, senza specificare troppo che lei a scuola non parlava.

Intanto io acquistai il Libro della Blum e mi si aprì un mondo!

Mostrai il libro alla dottoressa e proposi di mettere in atto quanto suggeriva, cioè stare con Giulia a scuola in orario extra-scolastico, cercare di coinvolgere piano piano prima i compagni poi le insegnanti… iniziammo così questo percorso, fatto di giochi inizialmente non verbali e piano piano verbali, di utilizzo di maschere per coprire la bocca e tante altre strategie che ci portarono a maggio e Giulia riusciva (finalmente avevo capito che lei non riusciva non che non volesse parlare) a parlare in questi momenti (orario extra-scolastico) con la maggior parte dei suoi compagni e a parlare all’orecchio delle amiche in presenza delle maestre. Inoltre Giulia ora riusciva a parlare con i suoi compagni al parco. Oltre alla felicità di questi piccoli progressi penso che una delle cose più importanti che ci ha portato questo percorso sia stata prendere consapevolezza di ciò che provava lei… finalmente ora si sentiva capita!

La dottoressa che ci seguì per quell’anno ha sicuramente iniziato un lavoro buono con Giulia, ma non essendo esperta di MS non riuscì ad andare a fondo, quindi a maggio decise di terminare la terapia perchè, a suo dire, Giulia era pronta “per spiccare il volo” questa la definizione che usò, per iniziare l’avventura della scuola primaria.

Durante l’estate altra preparazione all’inizio della scuola, alla nuova esperienza della scuola primaria, dove nessuno sapeva che lei non parlava quindi tutto sarebbe stato più facile, provavamo a convincerla, e a convincerci… ma così non fu. Il primo giorno di scuola Giulia non riuscì a dire il suo nome (le insegnanti erano a conoscenza del trascorso di Giulia), e così anche il secondo, il terzo e via dicendo.

Arrivò lo sconforto, perchè non sapevo come aiutarla! Ricontattai la dottoressa che ci aveva seguito l’anno precedente, ma lei mi diceva che le insegnanti avrebbero dovuto forzare Giulia, che avevo sbagliato a informarle che alla scuola dell’infanzia non parlava, che Giulia era pronta per parlare…. fissammo un appuntamento… ma io non ero per niente convinta che quella potesse essere la strada giusta… allora io e mio marito cominciammo a cercare contatti su internet di esperti di MS, provammo a contattare la dott.ssa Gorla, poi mi ricordai che sempre la maestra della scuola dell’infanzia mi parlò di un’associazione, Aimuse!

Io e mio marito ci dicevamo che sicuramente anche nella nostra zona doveva esserci qualcuno che sapesse trattare il MS, così contattammo il referente di allora della regione Emilia Romagna, Giacomo Matteini, che ci diede il nome del Prof. Lambruschi su Bologna. Cercammo così informazioni e trovammo invece il dottor Lambruschi operativo a Forlì, trovammo il numero di telefono e lo contattai.

Spiegai al telefono la situazione di Giulia riuscimmo così ad avere un appuntamento con lui, io, mio marito e Giulia.

Da quel giorno, ottobre 2014 ad oggi, Giulia è seguita dalla dott.ssa Chiara Vasumini.

Ad oggi Giulia ancora non parla a scuola, ma grazie al percorso che sta facendo insieme alla dott.ssa Vasumini, ha acquisito una sicurezza che l’ha vista “spiccare il volo” in tantissimi altri contesti sociali, che le permette di festeggiare il compleanno insieme ad amici e parenti con fotografie, canzoncine ed applausi, che le consente di esprimere ciò che pensa senza paura che chi la ascolta ridendo la stia prendendo in giro, che le permette di parlare con le sue amiche nel bagno a scuola….

In questo nostro cammino, posso dire che siamo stati molto fortunati, perchè abbiamo avuto delle insegnanti, sia all’Infanzia che alla primaria che hanno collaborato, ci hanno sostenuto, che si sono spese e interessate per comprendere sempre di più il MS.

Penso che per affrontare il Mutismo Selettivo siano necessarie due cose, capirlo e capire il proprio figlio e affidarsi a mani esperte, questo è quello che abbiamo fatto noi e siamo sicuri che, a piccoli passi, il mutismo selettivo resterà solo un ricordo lontano.

Franca Turchetti