Ale, Romy e Mari: tre ragazze A.I.Mu.Se.
Esili, delicate, bellissime tutte e tre, dolcissime.
Si incontrano nel sottopasso della stazione e si riconoscono subito… a loro basta poco, quasi niente. Un gesto appena accennato, un sorriso, uno sguardo. Un respiro più forte, a volte, per dirsi chi sono. Si riconoscono, nonostante le età molto diverse, si scambiano un saluto contento: sono un giovane pezzettino di A.I.Mu.Se., piccolo ma fatto a forma di cuore.
Non so per quale alchimia o strano caso, ma sembra che rappresentino benissimo i tre momenti di superamento del mutismo selettivo: chi parla in libertà, chi inizia a farcela e chi ne è molto molto vicino. Tutte e tre stanno vincendo.
“A noi bastano i gesti” sussurra Mari, ma poi risponde ad alta voce a Romy che le parla senza smettere. Ale sorride, no… Ale ride e quella risata, silenziosa, fa un bellissimo rumore di coriandoli.
Vanno insieme verso la scuola dove si terrà il convegno A.I.Mu.Se., sono già amiche e fanno cerchio mentre Romy si dirige, con passo deciso, a chiedere in segreteria dove si trova l’aula.
Vedete, quando si ha un vissuto emotivo e fisico comune, condividere è un attimo, un piccolo attimo di meraviglia che si apre, improvviso, e rende vivo il cuore e crea un legame – parlato, sussurrato, silenzioso – che continuerà nel tempo.
Sono tre giovanissime donne che hanno il coraggio di resistere, esistere e far sentire la loro voce, ciascuna a modo proprio.
E’ stato improvviso, nel sottopasso, quel riconoscimento per il successo meraviglioso di Romy, quello in costruzione di Mari e quello pronto a sbocciare di Ale.
Esili, delicate, bellissime ma forti e coraggiose come vere Donne.
Loro hanno scritto così:
Sabato 29 aprile 2017
(Ale)
Ore 9.00 sono sul treno in direzione Bologna, arrivata al posto vedo subito alcune persone già note per i post su fb e altre che ormai sono le colonne portanti di A.I.Mu.Se., lo spirito e l’aria mi sembrano sempre gli stessi, tutti attenti e con la voglia di condivisione. Iniziano a parlare e come è solito vedo tutti assorbiti dalla carica positiva che traspare da tutti i relatori, alla fine si passa alle domande e una ormai piccola donna si alza per parlare e viene invitata a sedere in cattedra.
Sarà anche per la questione dei neuroni specchio ma, per un attimo, si ha la sensazione che tutti abbiano trattenuto il respiro, però alla fine ci riesce, parla davanti a tutti dando un esempio e un messaggio di forza grandiosa: “si può fare!” come anche Romina che ormai chiacchiera con tutti senza freno.Romina per certi versi è l’esatto opposto di me, ma nonostante questo su alcune cose ci capiamo al volo. È importante anche quando ci confrontiamo e a volte una chiude la frase dell’altra, non mi fa sentire sola e a volte anche più forte.
Un ‘altra cosa che mi ha molto colpito e che poi è venuta fuori è stato anche il rifiuto di Mari dell’aiuto, il voler fare tutto da sé e qui il pensiero va subito anche all’incompetenza di alcune figure professionali che per eccesso di autostima direi, preferiscono fare tutto loro piuttosto che creare una rete che funzioni.
Da questi incontri si torna a casa sempre un po’ cambiati e con una prospettiva diversa, come le mamme che da persone che vedono solo il “figlio con problemi” passano ad essere una via importante per aiutare a superare il MS.
(Mari)
Ho conosciuto una ragazza che non parla con le parole ma parla in altri modi. Quello più bello che ha per comunicare è il sorriso. Quando ci siamo viste ho capito che lei può riuscire a fare uscire anche la voce perché tutti possono, piano piano. Come ho fatto io, non è impossibile bisogna solo provare e poi continuare all’infinito. Certo è un po’ imbarazzante come quando ero davanti a tutti a Bologna, ma ti deve passare, non ci devi pensare, essere sicura che non succede niente e le persone ti ascoltano e non ti giudicano. Anzi con me sono state tutte gentili.
Quindi io so che noi ci capiamo lo stesso e anche di più perché capisco i suoi gesti, noi abbiamo un modo speciale per comunicare, che gli altri non vedono e non capiscono. Ma chiacchierare con la voce sarebbe bellissimo. Quindi spero che ce la farai come ce la faccio io. Da soli è abbastanza facile, ma in due ci riusciamo meglio! In tre, con Romy che parla tantissimo ancora di più!
(La ragazzina che ha parlato al convegno)
(Romy)
Io e Alessandra ci eravamo date appuntamento al binario 1 della stazione centrale di Bologna. Da un sacco di tempo aspettavamo quel momento, è stato proprio come lo avevamo immaginato, siamo scese dai rispettivi treni, io dal centro Italia lei da Milano, e dopo un breve ragguaglio su whattsapp “dove sei?”, “sono qui!” ci siamo viste da lontano e corse ad abbracciarci.
Poco dopo incontriamo Marina con Daniela, sua madre, non l’ avevo mai vista di persona ma era come se ci conoscessimo da tempo. Una ragazzina dallo sguardo intenso, che dice tutto.
E pensare che io da piccola credevo di essere l’ unica silenziosa del mondo! Mai avrei immaginato un giorno di poter condividere tutto questo e confrontarmi con qualcun altro. Invece eccoci, tutte e tre sul sedile posteriore di un taxi che ci sta portando alla sede del convegno nazionale Aimuse. Io sono la più grande e quella che adesso non sta mai zitta, le osservo, Alessandra e Marina, e lo so quanta voglia di aprirsi al mondo hanno, così tanta che ancora nemmeno loro se ne capacitano.
Tutte e tre ascoltiamo attente i vari interventi degli specialisti che si susseguono, ogni volta nuovi spunti, nuova luce per poter ricomporre piano piano la sensazione di quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.
Ad un certo punto è Marina a prendere la parola per parlarci del suo libro, un atto di grande coraggio, parlare davanti a tutti, lei ci riesce e ci fa commuovere.
È stata un’ esperienza bellissima, queste due ragazze mi hanno arricchito tanto e spero anche io di averle dato una speranza, che piano piano si può diventare delle chiacchierone moleste come me che sul treno per il ritorno ho fatto amicizia con un gruppo di ragazze semplicemente intrufolandomi in una conversazione. Cerco di continuo lo scambio e il confronto con gli altri, ma il mutismo selettivo è sempre dentro me e voglio continuare a parlarne.
Romy, Ale e Mari: insieme è meglio!