Chi trova un amico, trova un tesoro
La storia di Marica
(di Katia, la mamma)
Per Marica l’asilo è stato silenzio: Marica giocava poco con gli altri bambini, ai compleanni restava sempre attaccata a me. Alessia era in un’altra sessione: Alessia e Marica si sono incontrate solo in prima elementare.
Il primo anno di elementari era iniziato con qualche parola, scomparsa nel giro di qualche mese così, al termine dell’anno scolastico, abbiamo deciso di interrompere il percorso di psicomotricità che stava seguendo Marica per iniziare un percorso guidato da una psicologa. A quel tempo Marica riusciva a parlare solo con 20 persone, inclusi i parenti, mentre a tutti gli altri rispondeva solo sì o no con la testa e indicando.
Marica cercava amici ma aveva paura dei loro giudizi, giocava solo se invitata, comunicava a cenni. Fino alla terza elementare Marica si trovava a giocare in un gruppo in cui non amava particolarmente stare, perché il gioco era “mamma casetta” e il ruolo che le veniva assegnato era “la bambina da prendere in braccio”, ovviamente veniva gestita dalle compagne più impositive e ne soffriva. Nonostante i genitori cercassero di modificare queste dinamiche, le bambine continuavano a prenderla in braccio e a trattarla come una piccolina di due anni.
In terza elementare Marica era arrivata a bisbigliare con qualcuno, partecipava ai giochi correndo, c’era qualche sorriso, ma nascosto con la mano davanti alla bocca. Con un’insegnante, Marica comunicava inviando messaggi vocali registrati via Whatsapp. Invitavamo bambini a casa nostra, ma loro non riuscivano a legarsi a Marica: i bambini si divertivano, ma i bisbigli e i segni non aprivano un canale sufficiente a instaurare una grande amicizia e nell’ambiente scolastico Marica ritornava a essere chiusa.
Lei aveva delle preferenze sulle bambine con cui avrebbe voluto giocare, e fra loro c’era Alessia, una bambina solare, sempre sorridente, anche quando non sorride apertamente gli occhi sono sempre pronti al sorriso. Alessia è una bambina che ama stare con tutti; ma per Marica le occasioni per stare insieme ad Alessia erano poche, perché Alessia era chiamata a giocare da tutte le bambine e Marica non aveva la forza di attirare la sua attenzione. In realtà Alessia aveva già dato un posto nel suo cuore a quella bambina che non parlava.
Il primo cambiamento è arrivato in quarta quando in classe è arrivata una nuova bambina, Giada. Dopo due anni di terapia con la psicologa, Marica si sentiva pronta a proporsi verso una bambina nuova e Giada aveva la forza di chiamare al gioco Alessia, così si è formato un trio Marica-Alessia-Giada.
A casa nostra, le tre bambine erano tutto un correre e un bisbiglio, a quel punto ho chiesto a Marica di parlare: è diventato normale parlare con loro a casa nostra purché non ci fossero altri, mentre a scuola continua a limitarsi al bisbiglio.
La tecnica del parlare all’orecchio era usata anche dalle insegnanti, secondo le istruzioni della psicologa in classe si doveva procedere con un esercizio quotidiano per aumentare progressivamente la distanza, ma il progetto non era stato preso seriamente. Tanti anni di mancati progressi aveva sfiduciato le maestre, il progetto è stato abbandonato quando, in quarta, a seguito di troppi impegni extrascolastici (Comunione, esame di danza) sono iniziati attacchi di panico in classe.
In quinta elementare abbiamo iniziato a vederci regolarmente anche con la famiglia di Alessia. A marzo il papà di Alessia ci ha raccontato del disagio che Alessia stava vivendo: Alessia stava soffrendo nel farsi vedere dalle altre amiche a bisbigliare con Marica, temeva di venire isolata dalle altre compagne. La psicologa ha chiesto a Marica di aumentare le distanze con cui parlava ad Alessia in classe arrivando a parlarle a 20 cm dall’orecchio, così da aumentare il volume della voce, ma Marica non si applicava regolarmente, così a Pasqua, c’è stata una crisi: “Alessia oggi non voleva stare con me”. Abbiamo così parlato col papà di Alessia. Le due amiche non si parlavano più da due giorni, entrambe erano disperate: Alessia era arrabbiata perché Marica non si sforzava di parlare normalmente. Marica ci teneva troppo alla sua amica del cuore, Alessia ci teneva di più.
Da quel momento Alessia ha stabilito di gestire le distanze da cui si dovevano parlare a scuola, Marica tornava a casa dicendomi “Mamma a ricreazione ho parlato a voce normale con Alessia e nessuno si è girato a guardarmi”; anche i genitori di Alessia, all’ennesima serata che Marica passava a casa loro, si sono imposti chiedendole di parlare normalmente. Le maestre notavano in Marica un atteggiamento sempre più sereno, ma il passo successivo è stato inatteso.
In classe erano programmate esposizioni di ricerche: una prima di geografia che Marica aveva preparato con un’altra bambina, una seconda di scienze preparata con Alessia. Le maestre erano preoccupate, mi dicevano: “Se Marica si blocca, potrebbe regredire”, ma Marica voleva esporre, voleva leggere in classe, perché Alessia ci teneva. La psicologa si è sentita con l’insegnante di geografia per rassicurarla che Marica era pronta.
A questo punto mi sono incontrata con tutte le insegnanti, ho chiesto loro una prova di coraggio: che chiedessero a Marica di parlare ad alta voce. Marica voleva essere interrogata soprattutto in scienze, adora la sua maestra Chiara conosciuta solo in quinta. Le maestre erano ancora titubanti verso la mia richiesta, erano certe che fosse la forzatura che era stata raccomandata da evitare per anni.
La prima esposizione è stata in geografia, la maestra l’ha invitata a mettersi dove preferiva anche vicino alla cattedra, Marica ha voluto stare lontano dalla cattedra, in piedi vicino alla prima fila, per dover parlare a voce alta dando le spalle ai compagni. La maestra ha sentito la voce uscire dalla sua bocca, la stessa che sentiva nei messaggi di Marica via Whatsapp; è cambiato tutto: la maestra ha cambiato opinione su Marica, ha visto che è ricca di risorse.
Questi anni di ansie hanno minato il rendimento scolastico di Marica incidendo sulla valutazione delle insegnanti. Dal quel momento, le altre maestre, sentito il risultato, hanno ripreso fiducia in Marica, ora non passa giorno che non le chiedano di leggere o di rispondere a una domanda, e Marica commenta: “E’ come se avessi sempre parlato”.
L’ultima sfida di questo percorso scolastico sarà lo spettacolo teatrale che si terrà l’ultimo giorno di scuola, in cui Marica reciterà una parte.
E Alessia? Alessia è al suo fianco, in prima linea con Marica e per Marica. A settembre inizieremo il nuovo percorso scolastico, alle medie, Marica e Alessia assieme. Marica continuerà ad essere seguita dalla psicologa.
Con i genitori di Alessia continua un rapporto di amicizia e collaborazione per affrontare la vita, perché a questo punto posso credere che un domani Marica avrà una vita normale.