Marica
Marica
(di Chiara – la maestra )
A settembre ho iniziato l’anno entrando quasi “all’improvviso” in una classe quinta per poche ore, una volta a settimana. Una bella classe, molto numerosa, chiacchierona e vivace. Ogni ragazzino e ogni ragazzina per me erano una nuova scoperta, la scoperta soprattutto delle loro caratteristiche.
Un’alunna in particolare mi ha colpita, non avevo informazioni su di lei, ma la cosa “strana” era il suo silenzio e il suo sguardo apparentemente assente. Mille pensieri e domande: estrema timidezza? Paura? Ho presto capito di aver avuto fortuna ad incontrare questa meravigliosa bambina, ho scoperto piano piano che la sua voce era un sussurro all’orecchio della compagna di banco, i suoi voti ondeggiavano tra alti e bassi…più bassi che alti, in realtà.
In poco tempo le colleghe mi danno risposta… Mutismo selettivo. Ho cominciato a studiare, a informarmi, a leggere, a fare domande per conoscere. Ho imparato in quei primi mesi ad accogliere i suoi silenzi e le parole dette tramite la sua compagna di banco o i sussurri all’orecchio. Giorno dopo giorno ho visto M. fare dei tentativi con lo sguardo di rispondere come i compagni ma anche l’impotenza di usare le parole. Passano i mesi e “quasi per caso” mi regala, con il suo permesso, poche parole: parliamo di danza, di passioni, si apre uno spiraglio nella sua porta chiusa a chiave. Ogni suo atto di fiducia nei miei confronti mi commuove.
I suoi voti cominciano a migliorare, in classe la sua voce non è più solo un bisbiglio ma un lieve cinguettio vitale a breve distanza. Il mio cuore esplode di felicità per lei! In corridoio mi parla davanti a una compagna fidata, sempre poche gocce di parole ma che per me valgono come un mare. Da lì in poi gioie e riflessioni, passi avanti e timore di far fare un salto all’indietro. Sempre alla ricerca di consigli.
Siamo a fine anno scolastico e prima di passare alla scuola secondaria di primo grado, come ultimo compito ho chiesto ai miei ragazzi di fare una ricerca in gruppo, ricerca che verrà esposta davanti ai compagni. Le chiedo dunque come preferirebbe gestire questo momento, se preferisce uscire solo con me o esporre in classe o … Risponde: “Ci vorrei provare” . Mai mi sarei aspettata tanto coraggio, la pensavo ancora in viaggio. Ed eccola…è pronta. All’ultima lezione ha risposto davanti a tutti i compagni, a bassa voce, a una domanda, ha addirittura alzato la mano, ora la vedo chiacchierare a ricreazione non solo con il suo gruppetto ma anche con altri.
M. ogni giorno di più prende coraggio e osa. La mia sensazione è che per lei stia diventando normale parlare in classe. Il mio cuore esplode di felicità nel sentire cosa riporta a casa! Purtroppo non ho avuto modo di conoscere lei e la sua famiglia a fondo, di condividere il suo percorso dall’inizio, ma sento che mi è stato fatto un grande regalo nel partecipare a questo splendido cambiamento. Brava M.! E bravi anche i genitori che hanno saputo accoglierla e accompagnarla rispettando i suoi tempi. Solo la rete scuola, famiglia, specialista è la soluzione perché si accenda la luce nel buio della stanza. E in M. la luce si è accesa e i suoi occhi brillano.
Il commento del Dott’D’Ambrosio
Queste testimonianze riferiscono un magnifico risultato e vorrei riportare l’attenzione su un elemento principale: è un risultato!
Pretendere che i bambini MS parlino è una forzatura. Incoraggiare a osare parlare lo può diventare, ma non credo proprio che lo sia stato in questo caso.
Analizzo brevemente. Alcune cose sono state riportate esplicitamente, altre si intuiscono:
a) anni di lavoro = una famiglia che ha saputo attendere;
b) un percorso con una psicoterapeuta (con la quale mi congratulo) che sicuramente proseguirà e che include tecniche leggibili come gestione delle contingenze e esposizione graduale (lo si intuisce dalle descrizione);
c) immagino un ambiente scolastico favorevole sensibile, visto che abbiamo anche un’insegnante della bambina presente;
d) un’amica del cuore che c’ha messo non solo il cuore, i suoi genitori disponibili e solidali che hanno sostenuto le bambine in un percorso apparentemente naturale, ma evidentemente delicato;
c) immagino tante altre cose potenzialmente favorevoli e altre meno che sicuramente saranno state evidenziate, analizzate e gestite nei dovuti contesti.
MORALE: Il racconto di Katia e Chiara è un grande incoraggiamento per tutti e va letto in tutti i suoi capitoli, compresa la storia di come prima di incoraggiare Marica a osare parlare c’è stato un lavoro,quello che in qualche caso sarà breve, in altri lungo, in qualche caso lunghissimo. Poiché è una carta che ci si può giocare poche volte, bisogna farlo al momento giusto, e questo è uno di quei casi.